Di Enzo Carrozzini
Il discorso del 31 Dicembre 2012 del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano assume valore di duplice importanza sia perché il suo settennato al Quirinale volge ormai al termine e costituisce il commiato da questa tradizione consolidata da parte dell’attuale inquilino del Colle, sia perché mancano nemmeno 60 giorni alla consultazione elettorale. Atteso il momento storico che gli italiani stanno vivendo, le considerazioni svolte dal Presidente assumono altrettanto significativo valore della sua attenta compartecipazione e visione di come si vorrebbe diventasse il nostro Paese e coinvolgono non solatnto i cittadini ma anche le forze politiche che si contenderanno il suo Governo. Diversi i punti affrontati da Napolitano.
Il Presidente ha messo in evidenza i seri problemi di natura economico finanziaria del Paese, sottolineando come non si possa più parlare di “disagio sociale” bensì di vera e propria “questione sociale” a seguito della crisi mondiale ed europea, che ha causato la chiusura di innumerevoli aziende di ogni dimensione con la conseguente perdita del lavoro per miglia di persone, aumento di cassa integrazione e ulteriore aggravamento nella ricerca di occupazione.
Un ecatombe che corrode la coesione sociale che ha generato nelle famiglie sofferenze indicibili , verso le quali, ha sostenuto “ci si deve mostrare umanamente partecipi” pur non dimenticando il contesto in cui ci si trova ad agire, ribadendo che gli sforzi compiuti erano necessari e stanno consentendo il “ritorno della fiducia nell’Italia”. L’umanità è irrinunciabile per il Presidente secondo cui “la politica non può affermare il suo ruolo se le manca questo sentimento, questa condivisione di umana e morale”.
Azione fondamentale per il Capo dello Stato è “far ripartire l’economia e l’occupazione nel centro nord ma anche nel mezzogiorno”, ma per fare questo è necessario affrontare i problemi ad un più alto livello decisionale con il concorso dell’Unione Europea, nel senso che l’Italia in quella sede dovrà perseguire “una più forte spinta e credibili proposte per una maggiore integrazione, corresponsabilità e solidarietà nel portare avanti politiche capaci di promuovere sviluppo lavoro e giustizia sociale” Non si può fare a meno della prospettiva europea, ed il Paese ha “titoli e responsabilità” per concorrere ad “essere protagonista di un futuro di integrazione e democrazia federale”, che è condizione (necessaria al nostro Paese ndr) per contare ancora”.
Napolitano non ha dimenticato i giovani italiani ammettendo che “sono loro che hanno più motivi per essere aspramente polemici” in considerazione della presa di coscienza che indecisioni, errori, riforme mancate, pesano gravemente sul loro avvenire. Il Presidente ha rimarcato quanto questa responsabilità sia attribuibile all’intera classe dirigente e non soltanto a quella politica, invitando a i giovani a “non fare di tutte le erbe un fascio”.L’importante è che in essi la spinta alle polemiche ed indignazioni non prevalga sulla voglia di reagire e partecipare ai moti di cambiamento, ma è necessario offrire loro opportunità che siano agli antipodi dalle deleterie pratiche delle promesse e delle clientele ancora oggi in atto.
I Giovani desiderano opportunità per realizzarsi, è il senso del discorso del Presidente quindi “bisogna offrirle soprattutto attraverso politiche pubbliche di istruzione e formazione rispondenti alle tendenze e alle esigenze di un più avanzato sviluppo economico sociale”. Nel ricordare le eccellenze costituite da giovani ricercatori universitari che si fanno valere fuori dai confini nazionali, ha svolto un commovente pensiero alla professoressa Rita Levi Montalcini, Premio Nobel 1986 per la Medicina e Senatrice a vita, venuta a mancare proprio Domenica 30 Dicembre.
Essenziale è stato il punto sui temi dei diritti sociali, Il Presidente ha rimarcato quanto una nuova visione dello sviluppo economico non possa eludere il problema della crescita delle diseguaglianze sociali, anzi queste diventano fattori ostativi a quello. “Porre in primo piano quel problema, diventa sempre più decisivo” ha sostenuto.
Nel quadro delle questioni sociali e civili il Capo dello Stato ha ricordato le condizioni in cui versano i carcerati, lamentando la mancata approvazione di una Legge in grado di mitigarne i disagi, fornendo comunque il plauso alla nuova Legge che dispone la chiusura degli ospedali psichiatrici penitenziari. Cosi come la necessità di una Legge che conceda il diritto di cittadinanza (secondo il principio dello jus soli) a figli di persone extracomunitarie nate in Italia.
La parte conclusiva del discorso ha riguardato la classe politica, Napolitano ha rinnovato l’auspicio che le attese civili e sociali del paese siano al primo posto delle agende delle forze politiche e che vengano evitate contrapposizioni che superino “il senso del limite e della misura” evitando invettive reciproche. Tematiche importanti come le riforme dell’ordinamento costituzionale, e della giustizia richiedono sforzi convergenti e contributi responsabili utili alle intese, non potendo immaginarsi uno Stato che non fondi i suoi principi sulle condivisioni delle regole, esprimendo , a tal, proposito il suo rammarico per la mancata approvazione di una nuova Legge elettorale nazionale che potesse concedere ai cittadini il diritto di scelta dei propri rappresentanti in Parlamento. “La prova d’appello-ha detto – è ora è quella delle qualità delle liste”- e “gli elettori ne terranno il massimo conto”.
Non ha mancato di esprimere la sua opinione sulla “salita in politica” del Senatore Mario Monti, Presidente del consiglio uscente, legittimando, sostanzialmente, la scelta di quest’ultimo di “patrocinare” una nuova entità politica, rimarcando quelle che sono le competenze di un Governo dimissionario.
Infine gli auguri agli italiani per il nuovo anno, col ringraziamento a tutti coloro che gli hanno manifestato “il loro affetto e il loro sostegno”. Il senso dell’ultimo discorso di Giorgio Napolitano da Presidente della Repubblica, è stato ampiamente rinforzato dalla richiamata citazione del grande Filosofo Benedetto Croce all’indomani del crollo del fascismo, secondo cui:” Le elezioni politiche sono per eccellenza il il momento della politica: il rifiuto o disprezzo della politica non porta da nessuna parte, è pura negatività e sterilità. La politica non deve però ridursi a conflitto cieco o mera contesa per il potere, senza rispetto per il bene comune e senza qualità morale”. Gli italiani sono informati la classe politica avvisata………….