Di Eleonora Arnesano
Era il 5 Settembre 1977 quando da Cape Canaveral in Florida -Usa-, la Nasa (Ente Nazionale per le attività Spaziali e Aeronautiche), lanciò la sonda spaziale Voyager I , la cui missione consisteva nel fotografare e studiare i pianeti Giove, Saturno ed il suo satellite,Titano. Una volta realizzata la missione la sonda ha proseguito il suo viaggio alla velocità di 61mila chilometri l’ora inoltrandosi nello spazio interstellare, ovvero la porzione di universo esistente tra una stella e l’altra. A 38 anni di distanza dal lancio, e dopo tre rilevazioni effettuate nel 2014, le apparecchiature montate sulla sonda confermano che essa si dirige verso l’estremità del sistema solare, trovandosi a circa 21Miliardi di chilometri dalla terra, ma dovrà impiegare altri 16 mila anni per essere definitivamente fuori dalla nostra galassia. Nel 2017 essa perderà definitivamente contatto radio con la Terra e si inoltrerà nello spazio interstellare navigando, prevedono gli esperti, per altri 40Mila anni . Distanze misurabili in anni luce in tempi di percorrenza da ere geologiche, il cui senso è difficile da realizzare e comprendere appieno se commisurato alla vita di un qualsiasi essere umano. La sonda con lo studio dei corpi celesti, sostanzialmente, ha concluso la sua missione ufficiale, ma gli scienziati le hanno affidato un compito concernente aspetti più ideali ed epici nel tentativo di trovare risposte alle domande che l’uomo moderno si pone da quando ha incominciato ad esplorare lo spazio, ovvero: “ci sono altre forme di vita nell’universo ?” “Vi albergano civiltà come la nostra?” , alimentando, al contempo, la speranza di instaurare una forma di comunicazione con altre creature presenti nell’universo. Tali iniziative recano la firma dello scienziato e divulgatore scientifico della NASA, Carl Sagan (1933-1996) , che ideò e pose in opera il progetto di fregiare le sonde Viking con figure umane maschili e femminili per far comprendere agli extraterrestri quali fossero le fattezze fisiche dei costruttori di quelle macchine. Sagan, alla stessa maniera, uniformò la comunicazione “extraterrestre” delle Voyager (perché le sonde sono due) ad un disco delle stesse dimensioni di un 33 Giri, composto di Rame e oro, montato all’esterno montato sull’esterno della sonda, sul quale sono sintetizzate tutte le voci della terra. La vibrazione del pianeta, i suoni della natura come il rombo di un terremoto o di un vulcano, il fruscio del vento, il rumore di onde e pioggia, del treno, di un trattore e una carrozza a cavalli, un gregge di pecore e un martello pneumatico, lo schiocco di un bacio come la voce di un bimbo, le tracce musicali di antichi canti etnici , come famose melodie di jazz e rock , passando per le sinfonie di grandi compositori, come 116 immagini del mondo così com’era al 1977, costituiscono la compilation denominata “The Sounds of The Earth”, gia diffusa sul sito della NASA, all’indirizzo www.nasa.gov, sotto la pagina Mission. E’ di questi giorni la notizia che l’ Ente Spaziale Statunitense ha deciso di divulgare anche sul sito Sound Cloud le voci della terra incise sul disco, in modo da far condividere alle centinaia di migliaia di internauti la speranza che in un futuro molto remoto lontano miliardi di anni, quando anche la nostra stella si sarà spenta inghiottendo in un buco nero il sistema planetario, altre creature intelligenti prendano coscienza della presenza dell’uomo sulla terra, soltanto siano capaci di creare il grammofono per ascoltare il contenuto del disco, cui il geniale e visionario Sagan ha voluto corredare di puntina per facilitarli nella costruzione…. La soluzione di un Rebus, l’ultimo sberleffo di un umanità intelligente ma , senza dubbio, autolesionista….