di Ettore Ranalletta
Qualsiasi essere ragionevole, anche poco attento alle questioni politiche, non può non cogliere la contraddizione in alcuni, anzi, in moltissimi dei comportamenti della classe politica italiana.
Cominciamo dall’ultimo in ordine di tempo: la condanna di Berlusconi.
E’ arcinoto che il Cavaliere sia stato, ed è, oggetto di procedimenti penali fin dal suo primo insediamento a Palazzo Chigi. Non solo, gli avvisi di garanzia e la pubblicità, decisamente eccessiva, data ai procedimenti contro di lui, ha cominciato ad essere sospetta già da allora. Eclatante fu la consegna di avvisi di garanzia durante il G8 di Napoli (!). Ma non siamo qui ne a difendere ne a condannare Berlusconi, quello che vogliamo cogliere è la mutazione dell’atteggiamento adottato dai suoi avversari nei suoi confronti. Dopo le sospette dimissioni di Berlusconi per far posto a Monti, si è assistito a una serie di “movimenti” che non si può non definire contraddittori. Palesi sono stati i retroscena che hanno portato alla formazione del governo attuale dopo le ultime elezioni. Si è verificato un ex-aequo delle tre forze in campo. Il diniego di Grillo a formare un governo con PD o con PDL, ha costretto questi ultimi a scendere a patti. Il risultato lo conosciamo tutti, il PDL ha ceduto lo scettro al PD in cambio di pesanti imposizioni gradite a Berlusconi e ai suoi. Abbiamo dunque una forma di governo ibrida, formata da diavolo e acquasanta insieme, dove la maggioranza è costituita dalla sinistra e dalla destra, dove i partiti minori come SEL contano su un presidente del senato e dove un ministro di destra (Alfano) occupa un dicastero del governo “scelto” dalla maggioranza di sinistra…(!). Inutile dire che Berlusconi fa pesare il suo appoggio al governo e, di fatto, continua a tirare i fili della politica.
Per far fuori un personaggio tanto scomodo, non resta che rivolgersi, ancora una volta, alla magistratura. A nulla sono valsi i vari processi per conflitto di interesse, falso in bilancio… no, a far condannare Berlusconi è valso un episodio della sua vita privata. Una “minorenne”, di professione escort, sulla quale il premier ha inciampato. Un po’ come successe ad Al Capone: non sono riusciti a incriminarlo per le sue attività delinquenziali, ma ci sono riusciti grazie ad una lieve evasione fiscale. Bene così!
Ora, molto poco misteriosamente, il capo dello stato Napolitano (rieletto a forza anche dalle forze politiche che lo hanno fortemente osteggiato) decide di far approvare alle camere un’amnistia cosiddetta “svuotacarceri”, offrendo al suo “nemico” la possibilità di sottrarsi alla pena (concedergli una grazia sarebbe troppo spettacolare e sospetto).
Dunque, ragioniamo: l’ascesa di Grillo ha dimostrato che il popolo, se vuole, può mandare tutti a casa e dare una svolta al paese. Le altre forze politiche, sentendo puzza di bruciato, hanno pensato di allearsi per mantenere il potere, adeguando i rispettivi programmi alle richieste dei rispettivi “nemici/alleati”. Deduzione: l’interesse della nazione passa decisamente in secondo piano rispetto alle esigenze di poltrona.
Ma non basta, per dare un contentino anche alle forze “minori” (non si sa mai, potrebbero appoggiare la causa di Grillo), si distribuiscono incarichi qui e là senza curarsi troppo della competenza degli incaricati.
E così abbiamo una benestante di famiglia, con propositi che esulano dal suo incarico, come terza carica dello stato, una straniera, di professione oculista per la quale è stato inventato un ministero più ispirato dal colore della sua pelle che non dalle sue effettive capacità, un condannato che tiene i fili del tutto, un presidente novantenne rieletto per forza (largo ai giovani) e vari altri incarichi a rappresentare un po’ tutte le categorie: immigrati, gay, donne, bambini, rom, biondi, mori, alti, bassi, buoni e cattivi. Insomma, per mantenersi la poltrona “acchiappano” tutto l’acchiappabile. Arrivano perfino a cambiare le leggi e la Costituzione. Qualcuno ha spiritosamente affermato che sarebbero capaci di fare una legge elettorale che sancisca che i voti del partito di Grillo valgono la metà…”.
Aggiungiamo anche che, in periodo di crisi e di default, nulla è stato fatto per ridurre gli sprechi della politica. I compensi di parlamentari e dirigenti sono addirittura aumentati così come gli altri benefit, il tutto è uno schiaffo alla miseria nella quale stanno precipitando le famiglie italiane. Dunque è lampante che l’attaccento alla poltrona ha i suoi scopi.
Assodato che tutti questi personaggi sono poco graditi ai cittadini italiani, assodato che, nonostante il malcontento lor signori trovano sempre il sistema per restare a galla, assodato che molti di questi personaggi sono “simpatici” all’alta finanza mondiale, non c’è da ragionarci molto su per capire che tutto è pianificato nel dettaglio.
In tutta questa baraonda, ivi compresa l’ultima farsa della finta caduta del governo Letta, a farne le spese sono i cittadini, che vengono spremuti come limoni per impinguare le casse di chi?
Questo sarà l’argomento di un prossimo articolo.