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  Brindisi & Provincia  ELEZIONI. IL BENE COMUNE E LA STORIA DI NONNO LUIGI…
Brindisi & ProvinciaLettera Aperta

ELEZIONI. IL BENE COMUNE E LA STORIA DI NONNO LUIGI…

—28/05/20150
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Il nostro amico Carmelo Colelli con la sua storia  ci offre un importante spunto di riflessione quanto mai opportuno in concomitanza della appuntamento elettorale del prossimo 31 Maggio, giorno in cui come pugliesi siamo chiamati a rinnovare Consigli e guide di molte amministrazioni cittadine nonché la massima assise regionale. Ogni racconto reca  una morale la cui interpretazione affidiamo ai lettori. Quando si parla di bene comune…. 

 

A Mesagne c’erano le votazioni, adesso non mi sto ricordando di quale anno, sicuramente doveva essere prima del ‘60.

A quel tempo viveva un signore anziano, contadino, povero ma con tanto cervello in testa, il signor Luigi.

In paese, sulle pareti vicino alla piazza e vicino alla Villa Comunale, avevano affisso tanti manifesti tutti colorati, con le facce dei candidati.

Ogni partito di quel tempo aveva i suoi manifesti ed il suo simbolo, chi una croce, chi un martello con la falce, chi il sole nascente, chi una fiamma e chi altro ancora.

Ogni sera, in piazza “IV Novembre”, il “Sedile”, vi era un comizio e parlava un candidato diverso.

Il signor Luigi, prima di andare a sedersi nella cantina, quella che si trovava vicino alla Chiesa Madre, ascoltava tutti questi discorsi e si faceva un suo parere.

Alla sua età di persone e di parole ne aveva viste e sentite assai.

Il signor Luigi aveva quattro figli e sette-otto nipoti, i nipoti erano tutti grandi, uno era avvocato, un altro ingegnere, un altro professore.

Per tutta la settimana, prima delle votazioni, ogni sera, i nipoti andavano a trovare il nonno, ognuno di loro spiegava le cose buone che il suo partito poteva fare e si faceva promettere dal nonno il voto per il proprio partito e per il proprio candidato.

In quella settimana, al signor Luigi gli avevano mostrati i tanti simboli e i tanti nomi.

Il signor Luigi li aveva memorizzati tutti, non sbagliava mai: quando il nipote avvocato gli domandava il nome del candidato suo, subito il signor Luigi rispondeva e faceva vedere al nipote la casella sulla scheda fac-simile e diceva: “Qui devo mettere la croce e così questo signore amico tuo sale al Municipio!”

Quando veniva il nipote professore, il signor Luigi ripeteva le stesse cose, gli diceva il nome del candidato, prendeva la scheda da sopra il “buffet” e mostrava al professore la casella dove doveva mettere la croce e diceva: “Qui devo mettere la croce e così questo signore amico tuo sale al Municipio!”

La stessa scena si ripeteva con gli altri nipoti, una sera dopo l’altra.

La Domenicamattina, verso mezzogiorno, il signor Luigi, piano piano andò a votare.

Mentre stava andando, alla Porta Grande, incontrò il nipote ingegnere che gli disse: “Ciao nonno! Mi raccomando non ti sbagliare!”, il signor Luigi gli rispose: “Non ti preoccupare non posso scontentarti!”.

Più avanti, nella Villa Comunale, vicino al chioschetto incontrò il nipote avvocato, anche questi gli si avvicinò e gli disse: “Ciao nonno! Mi raccomando non ti sbagliare!”, il signor Luigi gli rispose: “Non ti preoccupare non posso scontentarti!”.

La stessa scena si ripeté con gli altri nipoti.

La sera della Domenica, tutti i nipoti andarono a casa del nonno, volevano sapere per chi aveva votato.

Si ritrovarono tutti insieme, il signor Luigi prese una bottiglia di Rosolio, i bicchieri piccoli e li cominciò a riempire.

Nessuno dei nipoti aveva il coraggio di parlare per primo, il signor Luigi che non era stupido, capì, li guardò uno dopo l’altro e disse: “Lo so perché siete venuti qui stasera, tutti, volete sapere per chi ho votato.”

E prendendo il suo bicchiere disse. “Ragazzi, siete diventati grandi, siete l’orgoglio del nonno Luigi, contadino e poverello, forza, beviamo tutti insieme”, finì di bere quel poco di rosolio, si sedette, li guardò in faccia un’altra volta e disse: “Non ho scontentato nessuno di voi!”

A questo punto, i nipoti cambiarono faccia, com’era possibile che il nonno non avesse scontentato nessuno, due di loro pensarono subito, “vuoi vedere che il nonno non ha capito niente e la croce l’ha messa su tutti i simboli?”.

Il signor Luigi li guardò e disse:

“Voi mi state guardando come uno che non mantiene le cose promesse, ma non è così, io ho votato secondo la mia coscienza, nella mia testa mi sono fatto tutti i ragionamenti, ho sentito tutto quello che hanno detto coloro che hanno parlato nei comizi, li ho guardati in faccia uno per uno, proprio come adesso sto guardando voi, prima di andare a votare ho pensato a quello che era meglio per tutti e non solo per me!”

Si fermò, li guardò ancora una volta uno ad uno e disse:

“Le votazione nella vostra vita ci saranno sempre, ma quando andate a votare, ricordatevi di pensare a ciò che è meglio per tutti e non soltanto per voi, la cosa più importante e quella di votare sempre secondo la vostra coscienza!”.

Si fermo ancora un’altra volte e disse: “Solamente così non scontenterete mai nessuno e farete il bene di tutti!”.

 

 

 

 

Lu nunnu Cici e li votazioni.

(versione in Mesagnese)

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A Misciagni staunu li votazzioni, moni non mi sta rricordu cci annu era ma sicuru era esseri prima ti lu

sessanta.

A cuddu tiempu vivia nu cristianu anzianu, villanu, puvirieddu ma cu tantu cirvieddu ‘ncapu, lu nunnu Cici.

‘Ntra lu paesi, ‘nfacci alli pariti, mmeru alla chiazza e ‘nnanzi alla villa, erunu mmiscati tanti manifesti, tutti culurati, cu li facci ti li candidati.

Ogni partitu di cuddu tiempu tinia li manifesti sua e lu simbulu sua, ci ‘na croci, ci ‘nnu martieddu cu lla fauci, ci lu soli ca sta nascia, ci ‘na fiamma e ci atri cosi.

Ogni sera allu sitili nc’era ‘nu cumizziu, ogni sera parlava ‘nu cristianu tiversu.

Lu nunnu Cici, prima cu si va ssetta ‘ntra la cantina, quedda ca stava vicinu alla chiesa matri, si li sintia tutti sti tiscorsi e si facia lu parere sua.

All’eta sua ti cristiani e ddi paroli n’era visti e sintuti assai.

Nunnu Cici tinia quattru fili e setti uettu niputi, li niputi erunu tutti crandi, unu era avvucatu, ‘nnatru ‘ngigneri, ‘nnatru prufissori, e l’atri no mmi li stà rricordu.

Pi totta la sittimana, prima cu si va vota, ogni sera, li niputi sa truvaunu lu nonnu, ogniunu ti loru ‘nci spigava li cosi bbueni ca lu partitu sua putia fari e si facia prummentiri ti lu nonnu lu votu pi llu partitu e pi lu canditato sua.

Li niputi ti nunnu Cici non erunu tutti ti ‘nnu partitu e ognunu ti loru tinia la preferenza sua.

‘Ntra quedda sittimana a nunnu Cici nc’erunu mmustrati li simbuli ti li partiti e li nomi ti li canditati.

Nunnu Cici, si l’era mparati tutti a memoria, no ssi sbagliava mai, quando lu nipoti avvucatu nci dummandava lu nomi ti lu candidatu sua, subbutu nunnu Cici rrispundia e ‘nci facia vetiri allu nipoti puru la casedda sobbra alla scheda facchisimili e dicia: “Quani aggia mmentiri la croci e ccussi stu cristianu amicu tua ‘nchiana allu Municipiu!”.

Quandu vinia lu nipoti prufissori, nunnu Cici facia li stessi cosi, ‘nci dicia lu nomi ti lu canditato, sa ppighiava la scheda ti sobbra allu buffei e ‘nci mmustrava allu prufissori la casedda addo era a mmettiri la croci e dicia: “Quani aggia mmentiri la croci e ccussi stu cristianu amicu tua ‘nchiana allu Municipio!”.

La stessa scena si rripitia cu l’atri niputi, na sera toppu l’atra.

La tumenaca matina sotto menzadia, lu nunnu Cici chianu chianu sciu alla scola pi vutari.

Mentri sta scia, alla Porta crandi, ‘ncuntrau lu nipoti ‘ngigneri ca nci dissi: “Ue’ no! mi raccumandu no tti sbagliari! “e nunnu Cici  ‘nci rrispundiu: “No ti prioccupari no tti pozzu scuntintari!”.

Chiù nnanzi sottu alla villa, vicinu allu iosco ‘ncuntrau lu nipoti avvucatu, puru cust’atru si ‘nvicinau allu nonnu e nci tissi: “Uè no! mi raccumandu no tti sbagliari!” e nunnu Cici ‘nci rrispundiu: “No ti prioccupari no tti pozzu scuntintari!”.

La stessa scena si rripitiu puru cu l’atri niputi.

La sera ti la tumenaca, tutti li niputi scerunu a casa ti lu nonnu, vuliunu assapiunu pi cci era vutatu.

S’acchiarunu ‘ntra casa ti lu nonnu tutti anziemi, nunnu Cici, pigghiau la bbuttiglia ti rosolio, li bbicchirini e li ‘ncuminzau a anchiiri.

Nisciunu ti li niputi tinia lu curaggiu cu parlava pi primu, nunnu Cici ca fessa non era, capiù, li uardau unu toppu l’atru e dissi: “Lu sacciù pirceni atu vinuti qua stasera, tutti vuliti ssapiti pi ci aggiù vutatu.”

E pigghiandu lu bicchierinu sua diciu, “vagnù va tu fatti crandi, siti l’orgogliu ti lu nonnu Cici, villanu e puvirieddu, meh ‘nbbivimu tutti assiemi”, furniu ti ‘nbeviri cuddu picca ti rosolio, si ssitau li uardau ‘nfacci nnatra vota e diciu: “non agghiù scuntintatu niscinu ti vui!”.

A custu mumentu li niputi cangiara faccia, com’era possibili ca lu nonnu non avia scuntintatu nisciunu, no putia essiri, toi ti loro pinzara subbutu, “vue viti ca lu nonnu non è capitu nienti e la croci le mmisa sobbra a tutti li simbuli?”.

Nunnu Cici li uardau e diciu:

“Vui mi sta uardati comu a unu ca no mmanteni li cosi ‘mprummintuti, ma non eti comu sta pinzati, iù aggiù vutato secondu la cuscenza mia, ‘ntra la capu mia m’aggiu fattu tutti li raggiunamenti, aggiù sintutu tuttu cuddu ca annu tittu quiddi ca annu parlatu alli cumizi, l’aggiù uardati ‘nfaccia unu pi unu, propria comu moni sta uardu a vui, e prima cu va votu aggiù pinsatu a cuddu ca era megghiu pi tutti e no soltantu pi mei.”

Si firmau, li uardau ‘nnatra vota unu pi unu e ticiu:

“Li votazioni ‘ntra la vita vostra ‘nci sarannu sempri, ogni tantu a ta ssa fari stu tuveri, ma quandu sciati, rricurdativi ca ata ppinzari a ce cosa eti meghiù pi tutti e non a cce cosa è megghiù pi vui e la cosa chiù ‘mpurtanti eti cu vutati sempri sicondu la cuscenza vostra.!”.

 

Si firmau ‘nnatra vota e poi ticiu: “Solamenti ccussini no scuntintati mai nisciunu e faciti lu bbeni ti tutti!”.

 

 

Carmelo Colelli

 

 

 

 

 

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