di Francesca Tomei
Durante il mio percorso di studi per diventare Istruttore Cinofilo, la docente ci ripeteva: “Se i nostri cani sbagliano è per colpa nostra!”. Condivido pienamente questa affermazione ed aggiungo che spesso non sono i cani a sbagliare, ma siamo noi umani a notare e sottolineare solo gli aspetti che ci sembrano negativi. Per lavoro mi trovo a contatto con molti cani ed altrettanti proprietari che mi chiedono spiegazioni sul perché di un dato comportamento del cane, ma soprattutto si aspettano una soluzione – che sia immediata! – su ciò che è ritenuto problematico.
Sul cane, ed in generale sull’animale domestico, l’uomo proietta molto: il bisogno affettivo, di affermazione, di possesso, di dominio, di appartenenza. Talvolta anche nel mondo cinofilo si assiste all’utilizzo del cane come amplificazione e prolungamento del sé. Il più delle volte l’animale viene percepito in maniera strumentale, come un oggetto che acquista valore in base al proprio potenziale di utilizzo.
Invece l’animale dovrebbe essere, in primis, accettato e compreso nella sua diversità, che diventa valore aggiunto nella vita dell’uomo, uno strumento di crescita.
Se si parte da questo presupposto, cioè dall’accettazione della diversità, risulta naturale che un soggetto di specie diversa possa presentare risposte differenti dalle nostre aspettative nelle varie situazioni. In fin dei conti essendo diverso ha anche un diverso modo di interpretare, di approcciare, di interagire, di comunicare.
E di conseguenza tanti di quei comportamenti che non ci piacciono, apparirebbero come naturale e libera espressione da parte di soggetti che non appartengono alla specie umana.
Purtroppo la maggior parte dei proprietari nel momento in cui prende un cane, proietta su lui le proprie aspettative, i propri desideri: vorrebbe un cane che non abbaiasse, che non si allontanasse per cercare qualche odore, che non scavasse buche, che non tirasse al guinzaglio e non desiderasse precipitarsi amichevolmente verso altri cani…per citare solo qualcuno dei problemi lamentati.
Premettendo che per ognuno di questi comportamenti, qualora si volesse migliorarli, c’è un lavoro da fare che richiede tempo, costanza ed impegno da parte di noi umani, e questo lavoro deve essere studiato e programmato dall’Istruttore tenendo conto delle caratteristiche dello specifico cane e degli specifici proprietari e delle dinamiche familiari esistenti, la domanda che mi faccio è: veramente noi umani crediamo che un cane possa essere programmato ed impostato in base alle nostre esigenze ed al nostro galateo? Se veramente fosse così basterebbe un cassetta degli attrezzi da cui estrarre cacciaviti, pinze, chiavi inglesi, spostare qualche bullone, aggiungere o togliere qualche fusibile, prendere il telecomando (dopo aver inserito le batterie) e premere sui tasti per dare i “comandi”.
Ma siccome, e per fortuna, l’animale non è una macchina, questo non è possibile. L’animale, come gli studi e le ricerche stanno finalmente dimostrando, è un essere vivente, pensante, senziente, capace di provare emozioni, di ricordare, di rifiutare, è un soggetto con un passato individuale, con gusti e preferenze e, perché no?, anche simpatie/antipatie.
E poi un cane è un cane, non un essere umano. Quindi non possiamo stupirci o infastidirci se abbaia, se marca, se si rotola su sostanze maleodoranti, se è felice di incontrare altri cani, se annusa, scava buche…Sono semplicemente comportamenti che appartengono al repertorio e all’etologia di quella specifica specie ed hanno un perché nella storia evolutiva.
Esistono tanti comportamenti inappropriati, fuori luogo, che rendono la vita problematica e devono, pertanto, essere seguiti da un professionista al fine di impostare una corretta ed equilibrata convivenza. Ma il più delle volte siamo infastiditi dalle naturali espressioni comportamentali. Perché? Semplicemente perché vorremmo che tutto rispondesse ai nostri ordini, ma soprattutto perché non siamo umili e non usciamo dalla nostra visione secondo cui l’uomo è al centro del mondo ed il mondo deve adattarsi e plasmarsi per risultare umanamente appagante. Il mondo è fatto di tantissime realtà, a volte simili a volte diverse, ma nessuna migliore delle altre.
Aggiungo, inoltre, che spesso i comportamenti che non amiamo nei nostri cani, li abbiamo causati noi, con una gestione non idonea, una comunicazione incoerente o incomprensibile, punizioni e rinforzi sbagliati: se lascio il cane in giardino o in balcone, sottoposto a molti stimoli, come posso impedirgli di abbaiare, se per la sua natura è quello il comportamento da tenere per allertare? Se ho concesso a Fido di salire sul divano, perché decido di punirlo per impedirgli di farlo ancora? E se sono sempre nervosa perché pretendo che Bobbi sia, al contrario, calmo e rilassato?
Vorremmo sempre modificare l’altro (questo avviene anche con le persone), ma riteniamo impensabile fare uno sforzo per accettare chi abbiamo davanti e cercare di migliorare o cambiare noi!
Ogni essere vivente ha caratteristiche, motivazioni, attitudini e bisogni e linguaggi specie specifici, ha una storia personale unica, così come unico è il carattere, senza dimenticare l’influenza genetica. Tutti questi elementi rendono ogni soggetto unico ed irripetibile, con un personale modo di interagire col mondo. E, parlando di cani, ogni cane vive una realtà familiare diversa, perché diversi ed unici sono i componenti umani. Non possiamo cambiare il mondo a nostro piacere, per fortuna! Possiamo invece capire l’alterità e cercare un equilibrio per vivere in maniera serena, senza pretese ed aspettative…come tra l’altro vivono i cani: non vogliono cambiarci, non fanno progetti su di noi, ci accettano così come siamo.
Non parlo con superbia perché sono Istruttore e voglio elargire consigli o tenere lezioni dall’alto della cattedra. Parlo, invece, per esperienza, un’esperienza molto personale.
So che il cane ideale non esiste perché il nostro ideale è solo nella nostra fantasia. Siamo abituati a guardare solo gli aspetti negativi, a concentrarci e fossilizzarci su di essi. Invece dovremmo ricordarci che per ogni lato negativo Fido ha molte qualità, e dovrebbe essere questa la chiave di lettura per amarlo ed accettarlo così come è. Ma soprattutto, per accettare, è necessario, indispensabile, una conoscenza dell’alterità, della diversità. Questa conoscenza implica lo sforzo di voler capire cosa è alla base di un comportamento, di un repertorio comunicativo, di un processo evolutivo. La conoscenza fornisce risposte ai perché, permette la comprensione e dispone ad un’apertura, alla reciprocazione tra diversi.
Spero che i proprietari, vecchi e nuovi, si mettano in discussione, rivedendo e reimpostando la loro relazione con i cani, accettando gli aspetti negativi e valorizzando quelli positivi.
Francesca Tomei, Istruttore Cinofilo Presidente dell’ASD Divertirsi a 6 Zampe
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