di Enzo Carrozzini
Le 3 e 45 di oggi, la notizia è colta in diretta da Rai News 24. L’opera cinematografica del regista Paolo Sorrentino dal titolo “La Grande Bellezza” ha conseguito a Los Angeles il premio quale miglior film straniero dall’ Academy Award. La statuetta d’oro mancava all’Italia da ben 15 anni , da quando il folletto Roberto Benigni incantò il mondo con la favola tragica “ La Vita è Bella”.
“Sono molto Felice non era scontato questo premio” ha dichiarato il regista, ha ringraziato la città di Roma , luogo in cui il film è ambientato, e Napoli, sua città natale, non dimenticando di citare quelle che considera fonti di ispirazione per suo lavoro: Il maestro Federico Fellini, il regista Italo americano Martin Scorsese, Diego Armando Maradona, e il gruppo musicale dei Talking Heads, “perché -ha aggiunto- “ sono campioni nella loro arte, e mi hanno insegnato tutti cosa vuol dire fare un grande spettacolo”. Insieme a lui sul palco , Toni Servillo, protagonista del film. Splendida la trama che vive sulla contrapposizione tra la magica bellezza della città eterna, e lo spaccato di umanità degradata che la popola. L’opera suscita una profonda riflessione, se mai ce ne fosse bisogno, sulla condizione umana al cospetto delle esaltanti bellezze architettoniche capitoline. Il regista si è augurato che questo successo possa servire da impulso alla cinematografia italiana, anche essa colpita dai morsi della crisi economica che attraversa il Paese. In occasione di riconoscimenti planetari come questi è usuale udire dei commenti entusiastici e di altrettante banalità sconcertanti da parte di uomini politici che magnificando lodi ad artisti bravi e geniali, con frasi del tenore : “l’Italia quando vuole ce la fà…!” o “ Abbiamo un patrimonio artistico e culturale che tutto il mondo ci invidia”, dimenticano che questi settori importanti vadano incentivati e finanziati , anziché subire umiliazioni dei cosiddetti tagli lineari di bilancio. Non c’è giorno in cui non registriamo notizie sullo sgretolamento delle nostre vestigia artistiche, i crolli di Pompei, le condizioni post terremoto de L’Aquila sono il drammatico emblema di un Paese che non ama la sua storia più vera e il suo patrimonio artistico che, altrimenti gestito, potrebbe assurgere a ruolo di settore economico primario volano per l’intera economia del Bel Paese.
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