“L’annuale festa richiama una riflessione sempre più attuale sulla famiglia, cellula primaria della società che va amata e difesa”.
È il parroco di San Domenico in Castellaneta, don Francesco Alfarano, a sottolineare il fine dei festeggiamenti in onore di Anna, madre di Maria, in programma a Castellaneta domenica 26 luglio presso la chiesa di San Domenico in Castellaneta con la celebrazione eucaristica e benedizione dei nonni e dei vedovi alle ore 8,30; nel tardo pomeriggio, alle ore 19,30 c’è la recita del Santo Rosario seguito dalle litanie a Sant’Anna e alle ore 20,00 la celebrazione eucaristica, con preghiera delle mamme in attesa, benedizione alle partorienti e ai bambini di pochi mesi con la presenza dei genitori, consegna dell’abitino e della candela della santa. Alle ore 21,00, in piazza San Domenico, c’è l’esibizione della scuola di ballo Obsession Dance Academy del M° Paolo Rotolo.
“La Famiglia oggi deve riscoprire di avere in se la fede: fede in Dio e in se stessa – sottolinea il parroco – La fede è un dono di Dio. È compito dei genitori trasmettere la fede ai figli con la parola e l’esempio. È importante il clima familiare per favorire la religiosità dei figli. Genitori accoglienti, equilibrati che accettano e amano i figli, li predispongono a loro volta ad amare, ad aver fiducia, ad abbandonarsi ai genitori e a Dio Padre. L’educazione alla fede avviene nella spontaneità senza grandi discorsi. La preghiera fatta insieme, il ringraziamento ai pasti, parlare di Gesù nella quotidianità, praticare le virtù, la domenica andare a messa insieme e viver la giornata con gioia, portano i figli ad interiorizzare pensieri e atteggiamenti buoni che contribuiscono a formare la loro religiosità – continua don Alfarano – I genitori sono i primi educatori dei figli per far raggiungere lo sviluppo ottimale della loro personalità in tutte le sue dimensioni: corporea, affettivo-psichica, spirituale. L’educazione non è un’azione meccanica: richiede ai genitori di mettersi in gioco, con limiti, insuccessi e variabili che non dipendono da loro. Il genitore, nell’educare, deve farsi guidare da spontaneità, autenticità, gratuità. Deve impegnarsi a esser propositivo, paziente, fiducioso, esigente, comprensivo. Educare è inteso nel duplice significato latino: educare (nutrire, istruire) ed educere (tirar fuori, talenti e limiti). Attraverso questo processo il figlio impara a conoscere se stesso, a individuare le proprie capacità e le proprie debolezze, a non temere di rischiare per raggiungere una meta, a non aver paura ad esprimere ciò che sente, a mettersi alla prova, acquistar fiducia in sé. I genitori che accettano, rispettano, valorizzano i figli per ciò che sono, fanno crescere la loro autostima, fanno capire loro di essere un valore solo per il fatto di esistere, creati da Dio con uno scopo, unici e irripetibili. È indispensabile affidarsi a Dio Padre , nella speranza che dove non arrivano i genitori, arriverà Lui, perché i nostri figli son prima di tutto suoi. Diceva Don Bosco che educare è cosa del cuore e i cuori appartengono a Dio. La fede si trasmette vivendola nelle scelte quotidiane. Permeando la nostra giornata di Dio. Educare alla vita è educare alla responsabilità. Insegnando che ogni nostra azione ha conseguenze di cui dobbiamo sempre farci carico. È prendere ogni giorno la nostra croce, con forza, coraggio, determinazione. Consapevoli che non siamo mai soli: Gesù è sempre con noi. La sua presenza al nostro fianco trasmette fiducia e speranza”, ha concluso don Francesco Alfarano.
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