Di Eleonora Arnesano
La vita scorre tranquilla con il mio papà Giovanni, fiumano cattolico e la mamma Mira, ebrea. Vivo a Fiume, una città portuale in Croazia.
La mia famiglia si era trasferita in questa città che sembrava tollerante nei confronti degli ebrei e permetteva una via di fuga se ce ne fosse stato bisogno.
Sono felice e mi sento al sicuro. Fino al 1938 quando in un momento, in un giorno, in un istante, la mia vita cambiò. Il governo italiano promulgò le leggi per la difesa della razza, anti-ebrei e il nostro mondo venne sconvolto.
Erano leggi che pian piano ci impedirono di fare qualsiasi cosa. Era come un virus, contagioso e invisibile. La guerra infuriava in Europa, ma io ero una bambina, non ne sapevo nulla. Una notte degli uomini armati, alti e minacciosi, mi fecero vestire e mi condussero alla stazione.
Salì sul treno che non somigliava a quello dei cartoni animati che fa “ciuf ciuf”, perchè erano treni che facevano “sbam, sbam” e in quel vagone non c’era nulla, né finestrini, né sedili, né luci, né bagni.
Viaggiai tanto, ero stanca e spaventata. Com’era possibile, a soli 6 anni, essere separata dalla propria mamma e vedere i propri famigliari andare incontro alla morte?
Rumori, odori, sensazioni, respiravo la paura e la paura aveva spento ogni desiderio. Mi sentivo vuota e smarrita. Pensavo che prima o poi sarebbe cambiato tutto per ritornare alla normalità e invece i militari ci urlavano nelle orecchie.
Come si poteva sopravvivere alla fame e al freddo di Auschwitz? Come scampare alle cure di Megele (Meghele)? Ogni tanto la mamma riusciva a venire a trovarmi. Era così smagrita, pallida, con un velo di tristezza che non la riconoscevo quasi più.
Era diventata brutta, un “cadavere in vacanza”, come dicevano i tedeschi. Le lacrime scendevano senza un perché e quella purtroppo, non sarebbe stata l’ultima volta.
Sono Andra Bucci e questa è la vera storia mia e di mia sorella Tati. Ho raccontato uno stralcio di uno dei periodi più oscuri della nostra storia, attraverso gli occhi di bambine che sulla loro pelle hanno vissuto la crudeltà disumana di chi, dall’alto della propria presunta supremazia, ha usato il resto dell’umanità alla stregua di balocchi senza valore.
Era Marzo del 1944 e con mia sorella siamo state deportate. Ricordare serve per comprendere , comprendere non serve per scusare, serve per capire e non ripetere gli orrori del passato neanche in altre forme o in altri modi. Questo è stato.