Di Enzo Carrozzini
Stamani un amica del direttore editoriale di “Armonia” Ndoj, lettrice di antica pezza del giornale, ha voluto complimentarsi per l’articolo pubblicato in occasione dell’Otto Marzo, Festa delle Donne. Fin qui nulla di strano perchè ricevere apprezzamenti dai lettori gratifica e sprona i redattori a fare di più e meglio per essi. Il punto è che Ndoj è trasecolato, perchè il giornale non riportava alcun articolo commemorativo sulla ricorrenza che onora il lavoro femminile e la acquisita consapevolezza da parte delle donne di essere parte integrante e indispensabile della società. Quel simpatico e ironico rimbrotto della nostra lettrice, che aveva suscitato in Ndoj qualche dubbio sulla sua capacità mnemonica, merita, tuttavia, qualche riflessione. Constatiamo come nella nostra società esistano ancora sacche di privilegio maschile, antichi retaggi di un’ organizzazione sociale millenaria fondata sulla prevalenza dell’uomo. Le donne scontano sulla propria pelle assurde discriminazioni di genere soprattutto sul lavoro, perchè mediamente sono pagate di meno(quando non sono sfruttate) , e a volte son costrette a rinunciare alle proprie ambizioni lavorative, quando vogliono arrichire il senso del loro essere, se decidono di sposarsi o di cercare un bambino. Non parliamo poi delle violenze cui sono soggette talune di esse da parte di uomini, probabilmente mai svezzati dalle loro mamme, che vedono il proprio genere investito dal diritto divino (o di vino, è forse questo il termine piu’ idoneo), di disporre della propria compagna come fosse un oggetto. In più di cinquant’anni, però, le lotte sostenute dalle donne per la propria emancipazione, le hanno rese consapevoli del loro valore e della loro imprescindibilità, hanno arricchito la società, e questo è un fatto inconfutabile anche da parte di quella schiera di maschietti più recalcitranti ad accettare il ruolo da esse assunto nel consesso sociale. Possiamo dire anzi che gli uomini innanzi a quella vitalità riscoperta (qualità che le donne in realtà han sempre avuto), assistono basiti, impotenti, a volte timorosi, e a loro volta, sempre più spesso, finiscono di essere vittime di prorompenti personalità femminili. I canoni giuridici vetusti della società maschilista ormai stanno crollando e così crollano anche le granitiche certezze dell’ (ex) “uomo che non deve chiedere mai”, parafrasando un’antico messaggio pubblicitario. Aldilà delle considerazioni pseudo sociologiche fin qui svolte, constatiamo quanto il rapporto che ognuno di noi impronta con l’altro sesso, sia comunque condizionato dal carattere, dall’educazione ricevuta,dalla cultura e dal destino ( se qualcuno ci crede). Per questi motivi saremmo più propensi alla ridefinizione del nome della festa dell’otto Marzo, in “Festa della parità di genere”, perché la giornata sia dedicata alle donne ogni qual volta schiari mattino, magari con meno mimose e più compartecipazione da parte di noi maschietti o presunti tali, con felice e lucida consapevolezza che senza loro non contiamo un beneamato.. Ci piace chiudere con questi versi: “Donna, penso tu comprenda il piccolo bimbo che vive all’interno di un uomo,
ricorda, ti prego, la mia vita è nelle tue mani… ” (John Lennon)