Di Enzo Carrozzini
Art 81 Costituzione Italiana Le camere approvano ogni anno i bilanci ed il rendiconto consuntivo presentati dal governo. L’esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi non superiori complessivamente quattro mesi. Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e nuove spese. Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte.» Lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali. Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte”. (cosi modificato in Senato il 17/04/2012). Il Senato della Repubblica nella seduta del 17 Aprile 2012 ha approvato definitivamente il progetto di riforma dell’art. 81. della Costituzione, introducendo nella carta fondamentale il principio del pareggio di bilancio. La legge di riforma Costituzionale è stata approvata in seconda lettura con il voto dei due terzi dei parlamentari(Pd ,Pdl, Terzo Polo, con alcune eccezioni di singoli ,dell’ Idv e Lega) evitando in tal modo il ricorso al Referendum Confermativo degli elettori, e sarà applicata a decorrere dall’esercizio finanziario 2014. Una riforma epocale introdotta dal Governo dei Tecnici di Mario Monti, che sicuramente condizionerà la vita economica finanziaria del Paese, ma non riusciamo a immaginare se in termini positivi o meno. Laddove non erano riusciti Governi politici,( e in questo caso la nostra memoria va alla Riforma del 2006 -“il mostro di Lorenzago” come la definì il Professor Giovanni Sartori-, partorita dalle menti sopraffine dei saggi di Lorenzago di fede Leghista e Berlusconiana), ha potuto il Governo Tecnico Monti .Gli studiosi vedono con questa riforma l’abbandono definitivo delle teorie Keynesiane secondo le quali l’attività dello Stato volta a finanziare l’economia col deficit pubblico, (deficit spending), in periodi di pessima congiuntura, sosteneva il sistema e contribuiva alla sua ripresa, rimunerandosi successivamente mediante le imposte sul reddito prodotto dalla ripresa economica. Questa riforma è l’ennesima dimostrazione di quanto la nostra classe politica si sia dimostrata inadeguata ed inefficace, e la politica nel senso più alto del termine abbia lasciato campo al freddo tecnicismo. La riforma prevede il controllo dei conti pubblici da parte di un “organismo indipendente”, cosi come sancito nel “Fiscal Compact” dalla maggior parte degli Stati Europei. Non si comprende tra l’altro da chi dovrebbe essere costituito l’ organismo deputato al controllo dei conti, forse da quello stesso personale politico la cui inerzia e dissolutezza ci ha portato allo stato in cui siamo. Intanto registriamo che il pareggio di bilancio nel documento di Economia e Finanza potrebbe essere raggiunto nel 2015, e le previsioni del Fondo Monetario Internazionale sono anche più pessimistiche perché fissano la data al 2017. Il professor Tito Boeri, ordinario alla Università Bocconi di Milano, dalle pagine del sito del suo centro studi, www.lavoce.info ha esposto la seguente riflessione: “ pensiamo sarebbe meglio trovare modi più convincenti nel rendere credibile il nostro impegno di rientro del debito. Invece di imitare il Ministro Tremonti il quale, per stimolare la crescita, voleva cambiare l’articolo 41 della Costituzione, sarebbe meglio iniziare facendo sul serio la spending review( revisione della spesa-ndr) , a partire dai capitoli di spesa che sono oggi sotto gli occhi di tutti gli italiani perché contornati di episodi di corruzione: la spesa sanitaria e i costi della politica, in primis rivedendo le norme sul finanziamento pubblico ai partiti. Parafrasando il Ministro Passera, crediamo possano venire maggiori benefici dall’attuazione di ideuzze concrete su come tagliare la spesa che dall’ideona del pareggio di bilancio in Costituzione”.