Di Enzo Carrozzini | ??? VIDEO ???
Un primo Maggio sotto tono per i contraccolpi della crisi economico- finanziaria che avvolge il Bel Paese. I dati forniti dall’ILO – International Labour Organisation-, (Organizzazione internazionale del lavoro, in seno alle Nazioni Unite, responsabile dell’adozione e dell’attuazione delle norme internazionali del lavoro), registrano per il nostro paese un aumento del tasso di disoccupazione al 9,7%, di cui il 32 % è costituito da disoccupazione giovanile, mentre il tasso di occupazione è al di sotto dei livelli pre crisi e si attesta al 56,9%. Dati preoccupanti che si sommano a quelli della pressione fiscale prevista per il 2012 al 45%. L’Italia soffre di una crisi di consumi interna, registra l’agenzia, determinata dall’aumento dell’inflazione( in Aprile 3,3%, fonte Istat) che cresce in più rispetto ai salari (falcidiati , tra l’altro dalla pressione fiscale), ma una riduzione delle imposte è impensabile, poiché è necessario ridurre lo stock di debito pubblico arrivato al 121% del prodotto interno lordo. I dati sopra esposti in fredde cifre percentuali, non traducono effettivamente i pesanti effetti e le privazioni che gli Italiani stanno soffrendo sulla propria viva pelle, anche a causa di una politica miope e per nulla vicina ai loro bisogni. Ma è il primo Maggio, è festa del lavoro. E’ festa del lavoro che non c’è, che ti uccide quando ti viene a mancare, è festa del lavoro sottopagato, sfruttato, offeso, che ti uccide quando non è protetto. E’ festa del lavoro, che dopo cent’anni di lotta, paradossalmente fa passi indietro, e vanifica le lotte di tanti lavoratori che nel “secolo breve”, si batterono per miglioramenti delle condizioni di vita lavorativa e salariale. In questo giorno più che mai è giusto ricordare il grande sindacalista Peppino Di Vittorio, la cui passione e impegno profuso, lo portarono ad assurgere, da umile bracciante autodidatta, alla più alta carica della Confederazione Generale del Lavoro (CGIL). Peppino si è battuto per l’affermazione del valore sociale e culturale del lavoro, è stato sostenitore e fautore dell’unità dei lavoratori e del sindacato, convinto che soltanto con l’unità si sarebbe potuto meglio difendere gli interessi della classe lavoratrice e accompagnarla nella sua emancipazione. Oggi Bari celebra degnamente e simbolicamente il segretario della sua Camera del Lavoro, e ricorda anche per merito della locale sezione Anpi, la sua azione a sostegno dello “sciopero legalitario” dell’ Agosto 1922 per porre fine alle violenze fasciste. (Di lì a breve, infatti, ci sarebbe stata la marcia su Roma). In quell’ occasione Di vittorio difendè strenuamente la sede sindacale posta in una piccola piazza del Borgo Antico di Bari da un commando fascista intesa a distruggerla, insieme a lui c’erano Filippo D’agostino e sua moglie Rita Maierotti. Vito cafaro, Sale Giusto, Giuseppe Passaquindici, invece perirono sotto i colpi della squadraccia. La città di Bari sta riscoprendo la sua vocazione antifascista e democratica, e lo sta facendo rivalutando i luoghi della memoria, evidenziando di essere stata protagonista della resistenza, con i suoi cittadini, studenti, lavoratori, professori universitari, tanto che Peppino Di Vittorio poté affermare : ”Se almeno mezza Italia, avesse potuto resistere, lottare e vincere come a Bari, il fascismo non sarebbe mai arrivato al potere in Italia…” Il ricordo delle difesa della camera del lavoro, a 90 anni di distanza da quei fatti, oggi è perpetuato con l’apposizione di “una Pietra di Inciampo” sulla quale sono ricordati gli eventi, i nomi delle persone che parteciparono e coloro che immolarono la vita nell’azione. Altre “pietre” ricorderanno posti storici della resistenza barese, a indicare il messaggio di passione, di speranza, e fiducia nel futuro che muoveva quelle persone, che dovremmo sforzarci ancor di più di render nostro, alla luce delle difficili prove che attendono il nostro Paese.