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  Bari & Provincia  A proposito di Corte Zeuli e delle tradizioni derivanti dal diritto Longobardo e dagli usi medievali
Bari & ProvinciaComuni

A proposito di Corte Zeuli e delle tradizioni derivanti dal diritto Longobardo e dagli usi medievali

RedazioneRedazione—10/09/20130
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di Paola Bozzani
Nel cuore del centro storico di Bari, nel fitto tessuto della città antica, si apre una piccola corte a forma di triangolo, lastricata con “chianche” di colore diverso che, nonostante le manomissioni subite nel corso del tempo, conserva ancora leggibile la antica armonia ed eleganza che le conferisce un aspetto intimo e suggestivo.
Tra i palazzi che vi si affacciano il più importante, quello che ha dato il nome alla Corte, conosciuto come “Palazzo Zeuli”, si impone per la sua mole e le sue caratteristiche architettoniche che ne hanno fatto nel tempo uno dei palazzi più citati e fotografati nelle pubblicazioni e nelle guide sulla città.
Gli Zeuli avevano acquistato il palazzo nel 1782 da Francesco Saverio e Giorgio Esperti di Barletta, figli di Rosalia Caggiani, che lo avevano ereditato dallo zio, Francesco Saverio Caggiani, regio secreto e “mastro portulano” delle province di Bari e Capitanata, morto senza eredi diretti.
Erano gli Zeuli una famiglia originaria di Faenza, trasferitasi a Napoli, dove facevano parte della nobiltà extra sedile, poiché gli stranieri, se pure nobili, non venivano accettati nel parlamento cittadino e non avevano il diritto di eleggere le cariche pubbliche della città.
Da Napoli gli Zeuli erano venuti a Bari già nei primi decenni del 1700, dato che Giuseppe Zeuli, in un documento del 20 febbraio 1754, risulta “commorante da molti anni in questa città di Bari con la carica di diversi regi offici”.
Lo stesso Giuseppe aveva richiesto pochi anni prima al notaio Nicola Giuseppe de Rella di redigere l’inventario dei beni del padre Carlo, arrendatore dell’olio, morto il 19 agosto 1751, abitante a Bari con la moglie Orsola nel palazzo Tanzi, che aveva preso in fitto dalla stessa famiglia.
Dall’inventario risulta che gli Zeuli, oltre a possedere capitali sugli arrendamenti ,(arrendamento= diritto di riscuotere le tasse) delle regie dogane di Napoli, sugli arrendamenti del sale, del grano, della farina, nonché delle “fratte dei vini, saccamenti e legnami”, e ad avere la proprietà in Napoli di diversi beni stabili, avevano acquistato, già nella prima metà del 1700, gli arrendamenti dei sali di Puglia ed avevano avviato diversi affari nel circondario di Bari.
In pochi decenni avevano acquisito un posto di rilievo nella società barese, avevano ricoperto cariche religiose di rilievo, tanto da entrare col titolo di canonici nel Capitolo di S. Nicola (Pietro figlio di Carlo e poi Sigismondo) e della Cattedrale (Ferdinando nipote di Carlo), e si erano imparentati con importanti famiglie della nobiltà barese come i Casamassima e i Tanzi.
Nell’arco di appena sei anni, dal1776 al 1782, a testimonianza della ricchezza e del potere acquisito dalla famiglia, i fratelli Zeuli avevano acquistato, oltre a palazzo Zeuli, la casa palazziata con giardinetto sita di fronte al palazzo, dai signori Traversa di Bitonto, la casa palazziata, a quest’ultima contigua, conosciuta con il nome di Zonnelli, con giardino e casupola adiacente, dal signor Giorgio di Tolve in Basilicata. due case nuove sottane mezzane e soprane site alla strettola del Lauro, aderenti al palazzo di Zonnelli, due case site dopo l’arco detto di Bozzi o Bozzio (oggi senza nome), di fronte alla stradella del Lauro.
La famiglia era così divenuta proprietaria di tutti i palazzi che si affacciano su Corte Zeuli e di quelli siti oltre la corte, in via Zonnelli e in vico del Lauro fino a formare un vero e proprio comprensorio, tra la chiesa del Gesù e la zona immediatamente adiacente all’arco dei Meravigli.
Tutti gli atti di acquisto erano stati redatti in Napoli dal notaio di famiglia Luigi Fazio e stipulati da uno dei fratelli in nome e per conto di tutti gli altri.
Tuttavia, analizzando i protocolli notarili del notaio della famiglia Zeuli, Nicola De Rella Ramirez, ho trovato l’atto di presa di possesso da parte di Diego Zeuli di una delle case acquistate dagli Zeuli. Tale atto testimonia come ancora a fine settecento fossero radicate usanze provenienti da una concezione “reale” del diritto e dei contratti giuridici tipica dell’età medioevale se non altomedioevale. Nel tempo si era radicata l’usanza proveniente dal diritto longobardo per cui i contratti non avevano validità se non erano suggellati da azioni o addirittura oggetti concreti. avveniva in periodo alto medioevale per cui per esempio alla formula “ vendidit et per fustem tradidit” inclusa nei contratti scritti corrispondeva l’azione di dare al compratore un ramo di un albero o una zolla di terra appartenente al terreno venduto.
L’atto di possesso infatti così recita: “Ad istanza e richiesta fatta a noi infrascritti regio notaro, regio a contratti giudice e testimoni dall’illustrissimo signore don Diego Zeuli, nobile extrasedile della città di Napoli e patrizio di quella di Faenza, domiciliante in questa di Bari, ci siamo personalmente conferiti nella casa palazziata dei signori Zonnelli, ch’era de signor Giorgio di Tolve, provincia di Basilicata, sita in questa predetta di Bari nella strada che conduce all’Arco di Maraveglia, corrispondente nel vicolo detto del Lauro, giusta la casa fu dei signori Traversa di Bitonto, oggi di detti signori Zeuli, ed altri confini, in dove giunti…, stante la compra suddetta ed intiero pagamento seguito, volendo il detto signor don Diego tanto nel suo proprio, privato e principal nome, che in nome e parte di tutti i denotati suoi signori fratelli germani de Zeuli insieme prendere il reale possesso di detti corpi da loro, ut supra, comprati perciò oggi stesso innanzi a noi ave il predetto signor don Diego interamente camminate detta casa palazziata e casette contigue nel primo e secondo piano e rispettivi membri, con porte, vetrate ed ogni altro, sì superiori che inferiori, con avere aperte e chiuse porte e finestre e fatto ogn’altro atto necessario, che dinota un vero ed assoluto dominio, come legittimo padrone e possessore e per tale è stato riconosciuto da tutti gl’inquilini ivi dimoranti e così pacifice et quiete et nemine discrepante, lo stesso signor don Diego…ha preso il vero, reale e corporale possesso della detta casa palazziata, e casette contigue e di loro membri tutti adiacenti ut supra”.

N.B. Le parti in corsivo sono tratte dall’Atto di possesso della casa di Zonnelli del 15 agosto 1781, contenuto nel protocollo notarile dell’anno 1781-82 del notaio Nicola De Rella Ramires di Bari e conservato presso l’Archivio di Stato di Bari. I tre puntini stanno ad indicare parti del documento omesse.

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Armonia è un etimo stupendo! Il creatore delle parole non poteva inventare altro termine per esprimere il concerto di bellezza che insiste in esso. Armonia in un insieme di note, di strumenti, armonia di una comunità di persone… E’ davvero difficile che nella società in cui viviamo, di questi tempi, regni armonia, poiché sembra che il bisogno ancestrale più intimo e infimo di ogni persona sia quello di ferie e imbrogliare il proprio simile, invece di privilegiare il rapporto ed il dialogo,per l’ appunto, in una società che è contrapposta per idee ed interessi di casta, credi religiosi e politici. Armonia sta operando affinchè il confronto di idee nella piccola comunità di San Giorgio, possa tradursi in arricchimento culturale dei lettori e di chiunque vorrà avvicinarvisi. Anche la presenza di una modestissima ma appassionata (perchè è soltanto passione che muove la redazione) realtà editoriale contribuisce a formare “bene comune”. E il bene comune sarà l’unica lucida follia che la redazione vorrà contribuire a perseguire.

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