di Ester Lucchese
È un fatto noto considerare la festa del Carnevale, che deve la sua origine etimologica all’espressione latina “ carnem levare” cioè “ togliere la carne” ,come un momento lincenzioso in cui sovrastano le forze del caos che si avvicendano ad un altro momento ossia quello della purificazione. L’origine indoeuropea di questa festa è concomitante con ciò che gli antichi egizi, mesopotamici, greci e latini, credevano fosse legato al ciclo dell’anno solare. L’uso del corteo, nel quale venivano poste in essere le allegorie, rappresentava la messa in opera della confusione e dell’avvicendarsi delle forze che ricreavano l’universo. Tutt’ora è in uso, in tanti Paesi italiani, europei ed extraeuropei, questa usanza, anche se questa festa è più diffusa nelle realtà cristiane per il fatto che essa è strettamente legata al periodo di astinenza e di digiuno della Quaresima.
Volgendo la nostra attenzione all’aspetto prettamente letterario non possiamo fare a meno di riferirci ad un esponente della produzione teatrale che ha caratterizzato il ‘700 italiano. In quel periodo infatti il Carnevale, con le sue feste, i suoi spettacoli, le sue maschere, i suoi teatri, la sua Casa da Gioco Pubblica, comincia a diventare un’attrazione turistica per tutta Europa, accogliendo migliaia di visitatori incuriositi di vivere quella atmosfera molto particolare ed effervescente. Venezia diventa “La calamita d’Europa”. Carlo Goldoni nelle sue commedie (1707-1793) ci presenta il Carnevale come un utile documento di quell’epoca storica. Le sue opere venivano rappresentate durante la stagione del Carnevale, che troviamo citato in alcune delle sue commedie più famose. L’autore veneziano sebbene riformi il teatro inaugurando la Commedia d’arte ci presenta le maschere fisse di Arlecchino, Colombina, Pantalone etc. dai caratteri stereotipati che non si evolvono nel corso della vicenda ma che rimangono uguali a se stessi. Questi personaggi rappresentavano gli esponenti della nuova borghesia mercantile e commerciante di Venezia grazie ai quali Goldoni cerca di diffondere i valori positivi della cultura illuministica. Goldoni non è certo benevolo nei confronti del lusso e del vizio ostentati durante il Carnevale e suggerisce, attraverso i suoi spettacoli, un tipo di divertimento “semplice e parco”.
Nel nostro Carnevale è in voga oramai più che la rappresentazione teatrale l’usanza dei carri allegorici ancora attiva in molte città italiane, dove in questo periodo vengono fatti sfilare, sovrastati da figure costruite in cartapesta, che in genere rappresentano in maniera ironica alcuni momenti di attualità. La passione ed il gusto per la satira, in questa occasione, hanno la meglio pur di stupire con i colori, le dimensioni e gli effetti meccanici ed acustici, l’immaginazione della gente.
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