Di Ester Lucchese
La necessità di viaggiare, almeno nel periodo estivo, è data dalla possibilità di poter vivere nuove esperienze mediante il contatto con differenti realtà Provo così ad articolare attraverso il ricordo, le significative esperienze fatte nel corso degli anni. Gli spostamenti nei periodi estivi, anche se per un breve periodo, servivano a calarsi in nuove realtà cittadine, per scoprire e condividere, attraverso le visite nei luoghi più rappresentativi, l’aspetto culturale. In realtà i viaggi non sono mai stati utilizzati per il divertimento fine a se stesso, ma erano l’espediente per conoscere direttamente altre tradizioni, storie, luoghi con i quali si veniva in contatto. Non nascondo che lo spirito con il quale partecipavo a quegli appuntamenti che puntualmente si ripetevano nel corso degli anni, ha arricchito, mediante il sistematico racconto, l’impatto concreto delle esperienze, procurandomi un sostanziale benessere fisico e psichico. Gli scenari naturali, paesaggistici, artistici, urbanistici ed architettonici hanno avuto la capacità di rigenerare le facoltà cerebrali e di elevare lo spirito. A distanza di tempo rileggere senza pretese il resoconto effettuato in quelle occasioni mi permette di far rivivere quella parte di me attraverso i ricordi lasciati per iscritto, e come per un’immagine fotografica, mi accorgo che essi rispecchiano la mia vera essenza riferita a quel dato periodo. Calzante è ciò che scrive D. de Michelis sui “racconti di viaggio”, uno dei tanti dibattiti su cui si è discusso in occasione del festival international journalis che si è tenuto per la sesta volta a Perugia dal 25 al 29 aprile. Ecco: la bellezza, l’incontro, il viaggio. E noi. Noi che viviamo queste esperienze. E le raccontiamo pure! Io ho sempre la sensazione di raccontare poco, troppo poco di quello che ho vissuto. Ed è così. Come si fa a riportare le emozioni, le sensazioni, il vissuto di un percorso che ci ha portati da un’altra parte del mondo, o di noi stessi? Io ci provo, ma non so se e quanto ci riesco. Quel che è certo è che le centinaia di viaggi che ho avuto la fortuna di gustare, mi hanno cambiato profondamente. E così la mia vita, e quindi anche il mio modo di scrivere e di girare, sono espressione di tutto quel vissuto. Nel 2004 ebbi modo di visitare una nota località turistica del Lazio, lo scritto che segue è una parte dei ricordi di quell’esperienza: TERMINILLO Nel bel mezzo della catena montuosa appenninica, in provincia di Rieti, sorge una piccola comunità montana: Terminillo. La felice collocazione del luogo, fa sì che si possa trascorrere un soggiorno rigenerante in questi primi giorni d’agosto particolarmente caldi. Le vette più alte (quota tra 1500 ed i 2000 metri) della località turistica sono da annoverarsi tra le più elevate dei Monti Reatini. L’ambiente paesaggistico è versatile per il fatto che d’inverno, ricoprendosi di neve, assume un aspetto gradevole con quella spessa coltre di neve, l’estate invece le sfavillanti sfumature del verde della rigogliosa vegetazione impreziosiscono i rilievi, conferendogli un tocco di fascino in più. La vicinanza con i luoghi in cui il santo di Assisi ha trascorso gran parte della sua esistenza, rende l’esperienza del viaggio particolarmente significativa. In questa terra di confine con l’Umbria, il Santo ebbe modo di sperimentare la vita comunitaria con i propri fratelli (vedi Poggio Bustone). La Foresta, appartato luogo di preghiera, fu il luogo in cui S. Francesco, ritiratosi nel periodo della cecità, compose con gli occhi dell’animo il noto “ Cantico delle creature”. Siamo all’estate del 2009, quanto segue è un altro tassello importante dei miei ricordi di viaggio.
DA TORINO ALLA “ PROVENCE” Siamo al centro di Torino! La prima capitale d’ Italia. L’aspetto è davvero gradevole, i parchi e le piazze mitigano la maestosità monumentale di alcuni edifici storici grazie alla presenza della vegetazione. L’antica presenza sabauda è testimoniata da svariate opere architettoniche che attirano gli occhi anche dei più distratti. La visita al Museo egizio riempirà buona parte del tempo di quel venerdì 24 luglio. È sorprendente il numero e l’entità dei reperti archeologici ivi conservati! Un patrimonio davvero unico da poter ammirare! Siamo partiti per la Francia domenica mattina del dì 26, in quella regione denominata Provenza, simile al litorale della riviera ligure per la presenza di spiagge incastonate nei rilievi lussureggianti che cadono a picco sul mare. La sistemazione nella settimana di soggiorno è avvenuta in un camping del dipartimento del Var nel comune di Le Pradet dove “ le bleue, le verte, le jaune, l’ocre…les couleurs ont du sens pour leur èquipe municipale” I ragazzi e le bambine hanno fatto nuove amicizie, io modestamente faccio da interprete nelle loro conversazioni. Mi sono di aiuto notevolmente le reminiscenze scolastiche per fortuna! L’impatto con situazioni pratiche e concrete nella comunicazione quotidiana ha fatto sì che utilizzassi quel bagaglio linguistico, acquisito nel corso degli anni di studio della lingua francese. Una mappa delle più accessibili località da visitare è pronta sul tavolo di plastica bianco, nell’ antistante tenda del caravan. Aix en Provence è stata la prima tappa, raggiungibile in una sola ora di macchina rispetto al luogo dove soggiornavamo. Ci siamo diretti nella parte storica della “ville”ed abbiamo percorso il famoso corso Mirabeau dove ci attendeva un simpatico piccolo treno, grazie al quale abbiamo potuto percorrere, in lungo ed in largo, la caratteristica cittadina provenzale. Le ore mattutine si scendeva al mare percorrendo una ripida stradina che dal monte ci portava a valle dove c’era una spiaggia di piccole dimensioni dall’acqua nitida e cristallina. La fase pomeridiana la dedicavamo alle visite istruttive. Il momento del dîner, la cena, era atteso con impazienza, come del resto anche la colazione ed il pranzo, per le varie prelibatezze della cucina locale. Dei giovani animatori durante la serata inscenavano spettacoli divertenti per grandi e piccini. Justine è una bambina dell’età di Eleonora la quale appare disponibile a fare amicizia con le mie figlie nonostante non parlassero la stessa lingua. Grazie a lei si possono effettuare delle conversazioni elementari ed utili. La “citè medievale”di Hyères è stata davvero caratteristica, entrando dalla “ porte Massilon” . Percorrendo le tante stradine dell’antico borgo ci siamo fermati ad acquistare souvenir. Il simbolo naturalistico che appare su molti oggetti e cartoline, in questa parte della Francia denominata “ Provence d’Azur”, è la cicala. Il suo frinire o verso caratteristico è stato il primo segnale acustico a caratterizzare, nelle ore più calde, la magia della terra provenzale, ricca inoltre di stimoli olfattivi e visivi. Eccoci a Marseille, la città multietnica e multiculturale, in cui si contrappongono due facce: una borghese,signorile e lussuosa che si estende fino all’area portuale denominata la Joliette, l’altra più interna o periferica, malsana,povera e popolare dove vivono molti immigrati. La giornata è particolarmente assolata ed afosa, così troviamo un po’ di refrigerio a “ Palais Longchamp”, dove al centro è ubicato un castello d’acqua animato da giochi d’acqua, collegato da una serie di colonnati che giungono fino alla sede del museo delle Belle Arti a sinistra, ed al museo di Storia Naturale a destra. In prossimità del “ Vieux port”una grandiosa chiesa attira l’interesse di noi tutti, è l’Église des Réformés dalle imponenti dimensioni con le due guglie neo-gotiche che si stagliano nel cielo dal colore azzurro intenso. All’interno c’è silenzio, come fosse un invito alla preghiera. In un’atmosfera suadente la luce giunge, attraverso il rosone e le finestre, nella zona centrale e laterale dell’edificio sacro. Poco dopo ci spostiamo in auto per raggiungere il promontorio più alto della città, dove si erge l’impareggiabile Santuario di Notre-Dame de la Garde. La statua monumentale che sovrasta la basilica, rappresenta la Vergine con Gesù Bambino che benedice la città , il porto ed i visitatori. All’interno ciò che colpisce maggiormente sono i mosaici romanico-bizantini. Le serate corrispondono al momento del riposo, l’aria nel camping è fresca e piacevole. I ragazzi e le bambine hanno imparato un nuovo gioco chiamato “le Pètanque”, molto simile a quello delle bocce. Si gioca su delle superfici dure ricoperte di sabbia. I giocatori posti alla stessa distanza gettano bocce d’acciaio verso un pallino. La Provence d’Azur è quel territorio che comprende cinque piccoli comuni: Le Pradet, Carqueiranne, Hyéres, La Londe e Pierrefeu. Quest’ ultimo è arroccato su di un picco roccioso. Poco distante dalla zona abitata sono ubicate aziende viticole che hanno ottenuto il riconoscimento qualitativo per la produzione di vini pregiati. Ne approfittiamo per acquistare del buon vino. Toulon ha l’aspetto delle grandi città portuali poste nel Mediterraneo. Per noi in particolare è stata un’ancora di salvezza e vi dirò il perché. Durante il viaggio di andata l’automobile ha dato problemi al motore a causa del cattivo funzionamento del sensore rilevatore di calore. Cosicchè è stato necessario recarsi nel capoluogo di provincia nella zona denominata Champ de mars, dove si trovava l’efficientissima officina Opel. L’intervento in realtà è costato quel tanto che bastava ad impoverire le nostre già modeste risorse finanziare. Nei giorni a venire è stato possibile addentrarsi “ dans le quartiers anciens de la vieille ville” ed ammirare la poderosa struttura dell’ Opéra, più in là vi era la “place de la Libertè”. Mentre percorrevamo le varie “rues” costeggiavamo eleganti negozi. Nei pressi del “marchè de Provence” sono giunta, staccandomi dai miei , quel sabato 1 agosto, alle 18,00 per prendere parte alla funzione religiosa, presso la Cathédrale Ste Marie de la Seds. Le voci acclamanti dei partecipanti e dei sacerdoti all’entrata mi ritornano in mente: “ Donne-nous, Seigeur, le pain du ciel! Allèluia. Un sentimento di gioia e di condivisione ha annullato il disagio di essere in quel momento di un’altra nazionalità . Nella “ maison de Dieu” eravamo tutti fratelli e sorelle! Nel 2010 abbiamo visitato una nota località della Spagna anche in quell’occasione fu possibile confrontarsi con un’altra realtà territoriale.
VALENCIA Abbiamo varcato a Palese la soglia dell’aereo Ryanair. Le bambine sono emozionate e preferiscono sedere vicino al finestrino per potere vedere dall’alto il paesaggio terrestre sempre più rimpicciolito. Arriviamo a Valencia alle 19,30. la compagnia Auriga ci consegna una prima auto che poi sostituiremo per il mancato funzionamento del dispositivo elettrico che alimenta il navigatore satellitare. La sistemazione al Centro Deportivo El Cid nelle stanze undici e tredici ci consente di scaricare i bagagli. Dopo avere avuto istruzioni sul regolamento interno del soggiorno ci dirigiamo verso il” comedor”, una sala spaziosa in cui è possibile rifocillarsi. Gli inservienti, con i quali abbiamo un primo contatto nella lingua spagnola, comunicano brevemente con la speranza che noi riusciamo a comprenderli. Il dizionario turistico per fortuna ci viene in soccorso. Il nostro itinerario turistico prevede visite mattutine a monumenti civili e religiosi, mentre nelle ore pomeridiane ci dedichiamo al relax nella parte deportiva del complesso residenziale, dove preferiamo riunirci in piscina. La prima tappa è stata il centro storico di Valencia. La Plaza dell’Ayuntamiento esprime il prestigio che riveste questa città in tutto il distretto regionale. Nella suggestiva Plaza della Reina impera una magnifica cattedrale con l’attigua torre del Miguelet in cui prevale lo stile barocco della facciata. All’interno dell’edificio sacro grazie ad un dispositivo audio abbiamo potuto ascoltare le spiegazioni in lingua italiana. Numerose sono le “cappille”dedicate a vari santi, sontuosi gli ornamenti e le decorazioni interne. Di grande pregio è la cappella di san Francesco di Borja dove sono perfettamente custodite due meravigliose tele del Goya. Nella cappella numero diciotto è riposto il Santo Graal. La parte più semplice del calice “come si tramanda” è quella utilizzata da Gesù nell’Ultima Cena. I preziosi fregi sono stati aggiunti nel corso dei secoli. La comunità valenziana vive profondamente lo spirito cristiano! L’aspetto ricreativo è un elemento assolutamente importante da non perdere mai di vista, quando si viaggia con i più piccoli. In serata ci riversiamo lungo l’esteso litorale dove avevano allestito un caratteristico Mercato Medioeval. Proseguendo nel nostro itinerario turistico ci spostiamo a sud-est del centro storico di Valencia, dove un edificio originale la Lonja ci coglie di sorpresa, perché dall’esterno non sembra l’antico mercato della seta. Non a caso l’UNESCO lo ha annoverato fra gli edifici storici del proprio patrimonio. Nella zona ricreativa del Centro Deportivo vi è una articolata pista da minigolf, dove le bambine si divertono a raggiungere le varie buche. In una piacevole serata di luglio non capita spesso di trovarsi in una meravigliosa piazza come quella della Virgen dove gli spagnoli festeggiano il passaggio alla semifinale dei mondiali di calcio (l’entusiasmo aumenterà quando mercoledì supereranno i tedeschi raggiungendo la storica finalissima)! Coinvolta dall’euforia del momento non passano però inosservati, sotto i miei occhi i particolari di un poderoso portale denominato Porta degli Apostoli e la poco distante Fontana del Turia. L’orario della santa messa domenicale è previsto alle 13,30. Avevo notato qualche giorno prima una chiesetta poco distante dalla zona delle piscine. Siedo acconto ad alcune persone del posto con le quali partecipo alla funzione religiosa. La città di Valencia è una realtà in cui esplode il benessere e lo si può notare dal fatto che sono numerosi i vastissimi centri commerciali disseminati un po’ ovunque. Visitiamo la nota catena di negozi spagnoli “El corte ingles” ed acquistiamo alcuni souvenir. È sera, un Luna Park attira a sé Sara, Eleonora e Maria Teresa. Sulla ruota panoramica, di enormi dimensioni, siamo saliti tutti, per ammirare dall’alto la suggestiva città illuminata. Altra tappa importante è stata la mattinata trascorsa nell’avveniristica ”Ciudad de las Artes y de las ciencias”, un’opera architettonica davvero unica al mondo. La struttura post-moderna è circondata completamente da vasche di acqua cristallina che trasmettono un piacevole senso di benessere. Nell’edificio “Emisferic” della sala proiezioni di forma concava, comodamente seduti, abbiamo ascoltato ed ammirato un documentario sull’Arabia,davvero straordinari sono stati gli effetti visivi. Spostandoci più a sud della costa mediterranea arriviamo a Cullera, una cittadina ricca di spiagge. Raggiungiamo un Santuario e dopo averlo visitato scorgiamo dal Mirador uno spettacolare litorale. Il nostro viaggio in Spagna sta per concludersi fra i tanti luoghi da visitare optiamo per il Museo de Bellas Artes di Valencia. L’edificio sorge su un antico Collegio Seminario che nel 1683 l’arcivescovo aveva consegnato alla città. I dipinti appartengono essenzialmente alla scuola valenziana di Joanes, Ribalta, Vicente, Espinoza, ecc. Nella parte non valenziana vi sono opere del Pinturicchio, Andrea del Sarto, Van Dyck, Velazquez e Goya. Numerose sono le immagine sacre. Le opere sono riferite ad un periodo compreso tra il 1500 ed il 1600. Sullo stesso calle si trovano i Jardines del Real, all’ombra di maestosi alberi ci riposiamo per poi proseguire il nostro itinerario. Prima di giungere al parcheggio dell’auto siamo entrati nella chiesa del Monastero de la Trinidad, attiguo ad essa vi era un grazioso chiostro che abbiamo percorso in silenzio. Abbiamo lasciato il Centro Deportivo El Cid alle 10,30 del mattino di giovedì 8 luglio, il volo per Bari era previsto alle 19,50. La pausa pranzo la facciamo nella Plaza de la reina dove si trova un rinomato locale, il “Vintara”, ne approfittiamo per gustare una deliziosa paella. Abbiamo il tempo per scattare ancora qualche foto, scegliamo come sfondo la Torre di Santa Catalina.