Di Ester Lucchese
Il giornalista e docente di Letteratura all’Univeristà di Ben Gurion del Neger, a Bé er Sheva, nato a Gerusalemme nel’39, nei suoi romanzi narra le vicende esistenziali nella sua terra , Israele, colpita da conflitti insanabili. Non dire notte, è un romanzo a due voci cioè quelle dei due protagonisti, Noa e Theo che vivono a Tel Kedar all’inizio felicemente, col passare del tempo la loro relazione subirà una fase stagnante. Noa, professoressa di letteratura è quindici anni più giovane del suo compagno, docile e caparbia è sempre pronta a perdonare per il piacere di far bene a chi si sente ferito anche da un nonnulla. Noa è giovanile e sprigionante “ una scia di profumo sottile” che proviene dalla bellezza interiore.” La sua vicinanza inondava all’improvviso una specie di travolgente allegria infantile”. Affranta in seguito alla morte di uno dei suoi pacifici studenti, Immanuel Orvieto, a causa di un overdose, decide di far luce sulla vita del giovane allievo tanto da imporsi l’apertura di un centro di riabilitazione per giovani tossicodipendenti. Proverà con tutta se stessa a porre l’accento sulla creazione di impiego per equipe pedagogiche, psicologi, operatori sociali, fasce di popolazione in grado di fornire un contributo fattivo a questo problema, cioè, in merito alla riabilitazione dalle tossicodipendenze, tentando di combinare sia l’approccio biologico che quello psicologico. Ella che come una bambina è capace di addormentarsi in un istante e lasciarsi trasportare dal sonno della notte a differenza di Theo, si dedica al progetto con vigore, maturità , determinazione ed un pizzico di idealismo che la porta a lottare contro l’opposizione di tutta la cittadina che teme invece che un simile centro possa richiamare la criminalità. Per evitare tutto ciò propone di coinvolgere il capo della polizia il quale dovrebbe avvallare l’utilità della creazione di un centro sorvegliato in modo da diminuire invece di accrescere il tasso di criminalità in città.
Noa individuava immediatamente dietro un’apparenza impeccabile di modi incantevoli se una persona fosse buona o cattiva, ipocrita o generosa.
La notte per Theo è invece trasparente il momento in cui “ una luce argentea, sottile e fredda si posa su tutta la terra che non respira”. Nelle lunghe notti insonni ascolta se stesso ed osserva il deserto che comincia dove finisce il cortile di casa sua . Come l’uomo solitario petrarchesco (del De vita solitaria )si alza tranquillo e sereno dopo aver non interrotto ma terminato il suo breve sonno. Egli introverso continua a svolgere il suo lavoro da urbanista, presso lo studio “ Progettazione Ltd” anche se si è affievolita l’energia e la capacità di mettersi in gioco.. Gli occhi di Noa ci descrivono e ci parlano di Theo quell’uomo in cerca del silenzio e della luce. Theo ci presenta Noa in tutta la sua vitalità e lucentezza. Pensieri e riflessioni svelano in questo modo i meccanismi psicologici più profondi che si incontrano nell’animo umano dove sono presenti le sfumature e le contraddizioni.
Scrivere per Oz Amos è lasciare che una ferita si affievolisca per il fatto che la si guarisca facendola uscire. Egli lascia che la luce lo accarezzi e gli chieda di parlargli come se l’amore fosse tutto, l’unica certezza. Un vivo impulso sollecitato da esso lo rinvigorisce ed accompagna con indicibile discrezione. Silenzioso ed immensamente rassicurante rischiara l’oscurità della notte che appesantisce e mortifica il suo spirito come in Theo. Il suo alter ego è Noa che lascia dietro di sé i sensi di colpa e si accorge che è necessario liberarsi di tutto ciò che si frappone come ostacolo alla immensa bellezza dei colori della vita che sono l’autonomia, la condivisione, la gioia e la speranza di andare avanti mettendosi in gioco.. Fraternamente l’autore abbraccia le due dimensioni esistenziali e riscopre in sé due anime distinte ma complementari. Con forza e coraggio si impone di impugnare le redini per percorrere amorevolmente e con tolleranza il sentiero della vita. Raccogliendo frammenti di impressioni riscopre nello scibile che nonostante tutto è possibile tracciare e disegnare il proprio presente con gli occhi dell’una e con gli occhi dell’altro.
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