Di Ester Lucchese
La conversazione di James Hillman, filosofo e psicologo statunitense, scomparso lo scorso anno, con la filologa e giornalista Silvia Ronchej, ha dato vita nel 2001 ad un prezioso testo intitolato” Il piacere di pensare”, in cui sono esplicitati e chiariti quesiti di svariati settori conoscitivi esistenziali. L’interesse personale si è fermato su quelle parti dello scritto, dedicate alla scrittura che viene presentata sotto forma di metafora, ossia, come un “ giardino di parole che cresce con enorme fatica su un terreno pietroso”. L’esercizio di scrivere , sostiene Hillman è una pratica necessaria che richiede ripetitività, dedizione e regolarità, senza che ci si aspetti nulla d’importante” Per chi scrive in realtà è importante però sentire la passione dello scrivere” indipendentemente dal giudizio degli altri o da ciò che dicono le nostre voci interiori”. Lo scrivere in qualche modo è un’attività che tiene vivi ed impegnati anche se talvolta ci distoglie dal dare amore ad altre parti del proprio mondo. L’impeto con il quale leggere questo scritto è rappresentato dal fatto di riuscire a fermarsi e a pensare con la consapevolezza delle proprie certezze, rischiarate da “colui che ci dice ciò che è, non ciò che sarà, colui che ci mette in contatto con il presente”. Il tema del tempo è affrontato agevolmente facendo riferimento a personaggi illustri come l’autore cristiano Agostino d’Ippona, il quale percepisce il tempo come il riflesso dell’eternità. Alla luce di tutto ciò per Hillman il tempo diventa indispensabile affinché le cose non avvengano tutte insieme. È ripresa pertanto filosoficamente l’idea che si ha del tempo, mettendo in risalto l’esperienza che di esso si deve fare, vivendolo e cercando di cogliere quella serie di interferenze, di numerose possibilità, quasi nell’atto di voler abbracciare il molteplice. La bellissima immagine metaforica è racchiusa in questa frase:
“ il tempo presente è l’alveo di confluenza di più fiumi”.
Cosa dunque bisogna fare per sentirsi anima mundi?
Occorre vivere la realtà presente come qualcosa da farsi e da cui non distogliere lo sguardo, facendola diventare una sfida interessante.
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