L’iniziativa denominata” L’isola che vogliamo” sta cercando di rivalutare a livello sociale, turistico e culturale il patrimonio della Città Vecchia, da diversi anni in stato di abbandono, salvo qualche edificio religioso e civile.
Fabrizio Iurlano e Toto Santacroce, presidente dell’ Associazione culturale “ Terra”, inventarono e dedicarono a Lucio Dione questa caratteristica rassegna d’arte, cultura, spettacolo ed enogastronomia, sostenuta dall’ assessorato alle risorse Agroalimentari della Regione Puglia.
In questa occasione percorrendo le vie del borgo antico, si scoprono tante significative testimonianze del passato, ancora presenti e se rivalutate in grado di mostrare il loro antico splendore.
La Piazza Fontanaper esempio, luogo storico della marineria , nella parte ad est presenta quel simbolo della municipalità, spettatrice delle principali attività cittadine,la Torredell’ Orologio, oggi sede di una interessantissima mostra permanente. L’ iniziativa promossa dal Centro Studi Documentazione e Ricerca” Le Sciaje” ha inteso presentare al pubblico un percorso culturale e didattico volto a ricostruire l’attività di maricoltura ed a mettere in evidenzia la fauna tipica del Mar Piccolo. Le foto d’epoca, inoltre, svelano le attività produttive nei mari di Taranto.
Le facciate degli edifici religiosi presenti, vedi la chiesa di san Domenico, nel nuovo stile gotico, richiamano numerosi visitatori in grado di apprezzare l’aspetto artistico-architettonico dei gioielli custoditi in essa.
Numerosi visitatori hanno popolato, in queste sere, vicoli e piazze dell’ isola, come espressione di gradimento e come volontà di “sfatare il pregiudizio dell’isola insicura, invalicabile ed inospitale”.
Qualcuno invece ha espresso questa seria riflessione nei riguardi della Città Vecchia in occasione di questa iniziativa: “ Essa è il cuore pulsante, nobile e popolare della città che fu, ma che adesso ospita nei suoi vicoli stretti o nelle sue stradine contorte le scorie ed il germoglio della rinascita di Taranto…Ci vuole un nuovo amore per il Sud per restituirlo alla dignità perduta”.
Quel che più conta è che bisogna lavorare per avvalersi di politiche di sviluppo adeguate che
“riguardano la capacità di produrre beni collettivi dedicati, e di valorizzare beni comuni, in un quadro di integrazione tra differenti interventi settoriali”.
L’idea di ripristinare la parte autentica della città, affinchè emerga la sua vera essenza, diventa un impegno per tutti coloro che hanno a cuore le sorti della vocazione turitisca di Taranto.
Edifici religiosi e civili di gran pregio, unitamente alle attività riferite alla mitilicolura, il comparto della pesca e tutto ciò che ruota intorno ad essi( vedi mostre, seminari, incontri, la gastronomia ) costituiscono il segno caratteristico da rivitalizzare perché vi sia il recupero della realtà cittadina tarantina.
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