Di Ester Lucchese
Domenica 3 febbraio ricorre la trentacinquesima giornata nazionale per la vita. In questo scenario contrassegnato da crisi economica, ma anche di valori, bisogna alimentare la fede che ci fa percepire il fatto che la vita è originata da un dono. Con questa logica la disponibilità a generare diventa possibilità di crescita e di sviluppo.
La Chiesa Cattolica pone questa sfida: vincere una logica di morte attraverso la costruzione della vita. Ogni bambino che nasce rappresenta una speranza. Donare e generare significa scegliere la via di un futuro sostenibile per un’Italia che si rinnova.
Ciò che mortifica la vita non è da Dio, è la nostra mentalità che deve cambiare perché a volte non pone al centro dei propri interessi la verità e la dignità dell’uomo che è unità di anima e di corpo. Se l’uomo smarrisce il senso di Dio, egli perde di vista la propria dignità e superiorità anche rispetto alle altre creature ( da Evangelium vitae di Giovanni Paolo II).
Anche il papa Benedetto XVI ha sempre difeso la famiglia e guardato con sospetto chi banalizza il corpo, perché contrario all’amore umano e alla vocazione profonda dell’uomo e della donna.
Chi chiude sistematicamente la propria unione al dono della vita, chi sopprime o manomette la vita che nasce è contro la vita
Madre Teresa, nominata Presidente onoraria dei movimenti per la vita di tutto il mondo nel 1987, ha promosso da sempre il valore della vita umana con le parole e con i fatti. Qualsiasi vita umana va difesa anche quella di chi non è ancora nato. Diceva, infatti, la fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità: “ Se un bambino non è al sicuro nel grembo di sua madre,dove mai potrà esserlo nel mondo?”.