di Enzo Carrozzini
Roma. L’appuntamento era sabato alle 16 presso la sede Nazionale del Partito Democratico in Via Sant’Andrea delle Fratte, Silvio Berlusconi ha varcato la tana del lupo per incontrare il neo segretario del Pd, Matteo Renzi, alfine di ricercare un intesa sulla modifica delle Legge Elettorale e sulla riforma del sistema politico costituzionale. Una novità assoluta per i due protagonisti dell’incontro, per il Cavaliere che non si era era mai recato presso la sede del Pd, per il giovane segretario democrat , che lì ha voluto si tenesse, nonostante il parere contrario della sinistra del partito.
Dopo due ore e mezzo di colloquio, l’accordo è stato raggiunto, sebbene, per ovvi motivi, il segretario Pd preferisca parlare di intesa, in attesa della ratifica da parte della direzione del partito prevista per le ore 16 di Lunedì 20.
Tre temi a base dei colloqui tra i capi del Pd e Forza Italia, (ai quali hanno partecipato il plenipotenziario di Berlusconi, Gianni Letta, e il portavoce della segreteria Renziana, Lorenzo Guerrini), capaci a detta di Renzi di segnare la svolta per l’ordinamento del Paese. In conferenza stampa seguita a chiusura dell’incontro, Matteo Renzi ha dichiarato come con Forza Italia ci sia “profonda sintonia sulla Legge elettorale, con un modello che favorisca governabilità e bipolarismo, ed elimini il potere di ricatto dei partiti più piccoli”. Puntualizzando, tuttavia, che ha convenuto con Berlusconi la necessità di “apertura ad altre forze politiche per partecipare a scrivere il testo della (nuova) Legge”.
Profonda sintonia per quanto relativo al tema della modifica del titolo V della Costituzione, ovvero la parte che regola struttura, rapporti e competenze tra Stato e Regioni, esaltando la necessità prioritaria di riduzione dei relativi costi. Con rimando ai prossimi giorni circa le specificità tecniche con le quali dovranno realizzarsi.
Terzo punto di intesa riguarda la trasformazione del Senato in camera delle autonomie, che non prevede l’ elezione diretta dei componenti liberandoli dal voto di fiducia al governo. né emolumenti relativi. Il primo passo è compiuto, i prossimi giorni ci narreranno le reazioni di un sistema che troppe ne ha viste per esaltarsi innanzi ad un ennesimo tentativo di rigenerazione, soprattutto in considerazione del fatto che da una parte c’è sempre il medesimo protagonista.
Metti “Mi Piace” sulla pagina Facebook del Giornale Armonia >>> |
Segnala questo articolo su Facebook Twitter e Google