Comunicato stampa
Il Consiglio dei ministri ha approvato la proposta del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che stabilisce la ripartizione dei fondi economici proveniente dall’Unione Europea, attraverso il programma “Next Generation Eu”, meglio noto come Recovery Fund. Il Piano stanzierà circa 210 miliardi di euro. Di questi, 65,7 miliardi sono destinati a progetti che il governo definisce «già in essere», mentre i restanti 144,2 miliardi finanzieranno progetti nuovi. I 210 miliardi comprendono anche il Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027, un fondo nazionale per le misure di sviluppo economico, che integra i fondi strutturali europei.
Il Piano è diviso in sei «missioni», aree tematiche oggetto degli investimenti. In particolare:
1)Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: 45,1 miliardi di euro;
2)Rivoluzione verde e transizione ecologica: 67,5 miliardi di euro;
3)Infrastrutture per una mobilità sostenibile: 32 miliardi di euro;
4)Istruzione e ricerca: 26,1 miliardi di euro;
5)Inclusione e coesione: 21,3 miliardi di euro;
6)Salute: 18 miliardi di euro.
Il Gruppo Sociale del Partito Socialista Ionico ha evidenziato un aspetto molto critico della Sanità tarantina: la saturazione dei reparti Pneumologia ed Oncologia, situazione esacerbata dalla Pandemia Covid-19.
Ogni anno, infatti, a circa 1.000 tarantini viene diagnosticato un tumore . Risultano, nella popolazione residente nel territorio Tarantino, in particolar modo nei quartieri prospicienti l’area industriale, e nei Comuni confinanti, un’ elevata incidenza ed una drammatica mortalità per il tumore del polmone, mesotelioma della pleura e per le malattie dell’apparato respiratorio; in particolare, maggiore incidenza di patologie acute tra gli uomini e quelle croniche tra le donne. E’ quanto si desume dal Rapporto 2017 sul Registro Tumori di Taranto” (che aggiorna i precedenti report del 2014 e del 2016), presentato nell’evento «Oncology» alla presenza del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e dei vertici della Asl di Taranto. Ma tutto questo verrà tutelato? Avremo delle risposte anche grazie alla nuova costruzione del nuovo ospedale “San Cataldo” di Taranto?
Riorganizzare la Sanità: la nostra priorità
C’era una volta in Italia un Servizio sanitario nazionale, figlio di una storica legge 833/1978, che rispondeva ai bisogni della gente. C’era una sanità pubblica che tutelava la salute dei cittadini come bene universale, ma secondo alcuni soloni, mercanti a tutto tondo, era necessario costruire aziende con logiche di profitto e di mercato.
Negli anni ‘90 si registra una sempre maggiore esigenza di risorse finanziarie per sostenere il funzionamento del SSN. Con i decreti di riordino del 1992-1993 e del 1999 (riforma Bindi), si rafforza il potere delle Regioni e si introduce l’aziendalizzazione, in modo da garantire a tutti i cittadini i livelli uniformi ed essenziali di assistenza e le prestazioni appropriate, assicurati dalle Regioni tramite le aziende sanitarie e la programmazione. Le unità sanitarie locali (USL) diventano aziende sanitarie con autonomia organizzativa (ASL).
Sono decenni che la sanità in Italia è stata trattata alla stregua del parente povero, solo perché assorbe troppe risorse per essere degnamente tenuta in vita, si preferisce dirottare ingenti risorse del Fondo sanitario nazionale verso il privato, distruggendo le riconosciute eccellenze nel pubblico. Si vada a ispezionare Regione per Regione per capire quante risorse sono state trasferite dal pubblico al privato.
La delega alle regioni delle materie sanitarie ha aumentato, è un dato di fatto, le disparità e ha impedito e impedisce a milioni di cittadini il diritto alla salute.
Tornare a un sistema sanitario nazionale deve essere un obiettivo prioritario, ripensare i presidi territoriali, superare l’attuale sistema del “medico di famiglia” figlio della figura del medico condotto, rendere la salute pubblica diffusa su tutto il territorio del Paese l’unico vero virus benevolo.
Ciò che resta del nostro sistema sanitario che ancora è denso di eccellenze e capacità deve essere assolutamente valorizzato e finanziato, espanso e diffuso.
Oggi è necessario invertire quel paradigma di azione amministrativa: in sanità non è solo necessario far quadrare i conti, magari chiudendo ospedali e non assumendo personale, ma la priorità deve essere quella di creare un servizio sanitario pubblico che abbia al centro prima il malato e poi si occupi dei bilanci delle aziende.
Per l’assunzione del personale, bisogna partire dalla base cioè l’università,la soluzione del numero chiuso la critichiamo perchè non assicura le risorse necessarie per il sistema sanitario, che non tiene conto della composizione per età dei medici in servizio.
Concludiamo dicendo che il nostro sistema sanitario è ad un punto di non ritorno: O si fanno delle riforme vere o non si va da nessuna parte”. Oggi più che mai con una pandemia in corso, bisogna riformare il Titolo V, e ricordiamo a chi ci governa che il SSN deve essere pubblico e per tutti i cittadini.