a cura di Rino Bizzarro*
Sabato 3 Maggio, alle ore 18,30, presso L’Eccezione, Cultura e Spettacolo di Puglia Teatro, a Bari, in Via Indipendenza 75, per la stagione artistica di Puglia Teatro patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, dalla Regione Puglia, dall’Università e dal Comune di Bari, dalla SIAD – Società Italiana Autori Drammatici di Roma, ultimo incontro-spettacolo del ciclo “AMERICA LATINA – La grande Poesia” a cura di Daniele Giancane, che questa volta tratterà l’opera di Miguel Angel Asturias; Rino Bizzarro interpreterà alcuni fra i brani poetici più significativi dell’Autore. Miguel Angel Asturias, narratore e poeta guatemalteco (Città di Guatemala 1899-Madrid 1974), Premio Nobel 1967 per la letteratura, fu tra i massimi esponenti del romanzo sudamericano. Negli anni universitari partecipò alla lotta studentesca contro il dittatore Estrada Cabrera; per un colpo di stato militare si trasferì a Parigi, dove tradusse in francese il Popol Vuh, il libro sacro degli Indios Quiché, e scrisse Leyendas del Guatemala (1923-28; Leggende del Guatemala) in cui interpreta in chiave poetica la civiltà precolombiana e ne denuncia la distruzione a opera dei conquistadores. Tornato in Guatemala nel 1933, avversò il dittatore J. Ubico. Nel 1946 pubblicò il romanzo El Señor Presidente (Il signor presidente), acuta requisitoria contro la corruzione e la violenza instaurate dalla dittatura. In Hombres de maíz (1949; Uomini di mais) protagonisti sono gli Indios, con i loro miti e leggende. Nella trilogia Viento fuerte (1950; Vento forte), El papa verde (1954; Il papa verde), Los ojos de los enterrados (1960; trad. it. Gli occhi che non si chiudono) predomina un interesse di tipo sociologico verso gli insoluti problemi degli Indios, mentre Week-end en Guatemala (1956; Week-end in Guatemala) è centrato sull’invasione del Guatemala finanziata dalla United Fruit Co. Con Mulata de tal (1963; trad. it. Mulatta senza nome), i racconti esemplari di Espejo de Lida Sal (1967; Lo specchio di Lida Sal) e il potente romanzo Maladrón (1969; Il ladrone), “epopea delle Ande verdi”, Asturias torna a temi indigeni, fondendo con fresca e impetuosa fantasia antichi miti e invenzioni realistiche e umoristiche e tentando con successo nuovi e arditi impasti linguistici. Su un piano inferiore, anche se dotato di un sottile e misterioso fascino, va collocato El alhajadito (1966; trad. it. La pozza del mendico), mentre Trois des quatre soleils (1971) è una riuscita rievocazione lirica di miti degli antenati Maya. Alla lirica vera e propria il multiforme, sensibilissimo artista ha dato diverse raccolte, da Sien de alondra (1949) allo straordinario poema Clarivigilia primaveral (1965); e al teatro tutt’altro che trascurabili opere, quali Chantaje, Dique seco, Soluna e La audiencia de los confines, raccolte in volume nel 1964, nonché Torotumbo, tratta da un racconto dello stesso Asturias e rappresentata per la prima volta a Venezia nel 1970. Nel 1972 ha pubblicato il suo ultimo romanzo, Viernes de dolores (trad. it. Venerdì di passione).
L’autore è attore, regista e direttore artistico di Puglia Teatro