di Enzo Carrozzini
“Sta Napule, Riggina d’’ e ssirene”, ci viene a mente facilmente una delle più belle definizioni che il Principe Antonio de Curtis, in arte Totò, adoperò in una sua poesia, “Zuoccole tammorre e femmene” per definire la sua città. Ma è sempre stato così nella millenaria storia di Parthenope, il nome col quale viene ricordata la città del Vesuvio, che richiama la leggenda della Sirena Parthenope le cui spoglie si dice riposino da oltre 5.000 anni sugli scogli ove oggi si staglia la mole di Castel dell’Ovo.
E’ la bellezza naturale di quel pezzo di mondo che risponde al Golfo di Napoli, di cui ancora oggi si percepisce l’antico disegno, malgrado gli scempi perpetrati da tante avide “mani sulla città”, a fare da fonte di ispirazione per un popolo che si barcamena tra bellezza e miseria, tra vette incommensurabili di arte e “lota” (fango), un commovente connubio da cui ha preso vita la grande letteratura di Salvatore di Giacomo, il teatro dei Petito , Scarpetta, De Filippo, Totò, fino a Massimo Troisi, come le dolcissime e magnifiche melodie unite all’armonia dei testi di brani che costituiscono colonna sonora della nostra vita.
Matilde Serao spiegò bene nel suo libro “Leggende Napoletane” a cose fosse dovuta questa propensione del popolo napoletano, riconducendola alla presenza immanente della sirena Parthenope : “Ella vive, splendida giovane e bella, da cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia. E’ lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori, è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene…. ” concludendo ” è lei che fa contorcere di passione, languire ed impallidire d’amore la città. Parthenope, la vergine, la donna, non muore, non muore, non ha tomba, è immortale …è l’amore”.
Quella Sirena che fa scrivere a Pino Daniele che “Napul’ è na carta sporca” e, al tempo stesso “mille culore”.
Ebbene è Parthenope a stimolare passione e amore in ogni persona che abbia a che fare con lei, se davvero da ascolto ai messaggi del cuore, avviene da secoli, un’incanto da cui chi possiede “Anema e Core” di certo non si libererà mai.…
Il progetto “Napoli: Anema e Core” messo in scena dal gruppo dei Teatralmusicanti, è emblematico. Quattro artisti pugliesi: il baritono Ciro Greco , il mandolinista Leonardo Lospalluti, e il chitarrista Donato Schena, danno vita ad un bellissimo percorso d’amore per la cultura napoletana, intervallando partiture classiche cantate e suonate della più nobile tradizione partenopea, a narrazione e interpretazioni di storielle e liriche dei più importanti scrittori napoletani ad opera dell’attrice Floriana Uva, che dello spettacolo è anche regista e “Voce narrante”.
Uno spettacolo già accolto entusiasticamente in un tour nell’Italia settentrionale e in alcune città elvetiche.
Questa sera i Teatralmusicanti sono di scena a Bari, presso la Galleria ‘BluOrg’ (via Celentano, 94), il concerto è organizzato dal Rotary Club Mediterraneo dell’Area Metropolitana di Bari. L’iniziativa rotariana reca un’importante funzione di natura culturale e solidaristica, istituzionalmente propria dell’associazione, per l’attività dell’organizzazione “Medici senza Frontiere”.