Di Enzo Carrozzini
I tafferugli e gli episodi di guerriglia scoppiati ieri sera a Napoli a seguito delle restrinzioni sociali introdotte dalla Regione Campania per la recrudescenza dei contagi da Covid 19 che oggi, ricordiamo, pone la Campania ai primi posti in quella drammatica classifica, ci impongono alcune riflessioni.
Riconosciamolo, nessuno sta vivendo momenti belli, ma c’è una parte di società che soffre in misura maggiore gli effetti economici scatenati dal virus, aziende fallite, conseguente disoccupazione seguita, ritardi nel pagamento di Cassa integrazione, disagi psicologici figli della insicurezza, impossibilità di cure a ogni livello, ma niente, niente giustifica la violenza gratuita contro chi svolge il mestiere dell’informazione, contro le forze dell’ordine, contro chi si trova a fronteggiare senza pregresse esperienze una inedita situazione sanitaria unica per il mondo moderno.
Nel Paese c’è un problema socio sanitario che investe il Governo nella prova peggiore che potesse capitare, ma, al contempo, sarebbe auspicabile che a livello politico anche l’opposizione faccia la propria parte, perché, bisogna dirlo francamente, fino a oggi questa ha giustamente criticato il Governo per ritardi, errori e indecisioni, ma ha altresì strizzato l’occhio ad esasperazioni di un quadro già periclitante, senza proporre soluzioni, schierando uomini rappresentativi o personalità organiche in battaglie volte a minimizzare la pericolosità della situazione, denunciando la presunta mancanza di libertà, tutte strumentalmente funzionali alla campagne elettorale per le amministrative conclusasi meno di un mese fa.
Il caso Napoli è specifico, perché tra disperati, disagiati sociali, imprenditori impauriti dalle conseguenze di un altro lockdown, si sono aggiunte fasce di tifo organizzato altamente politicizzato e sicuramente elementi della criminalità organizzata, laddove ogni attore in campo persegue un piano che non osiamo minimamente immaginare. Non vorremmo assistere alla diffusione della protesta sociale capace di pervadere tutto il Paese, con conseguenze di danni seri alla sua tenuta democratica, mediante la strumentalizzazione del quadro delle irrisolte differenze sociali ataviche e contingenti.
La violenza perpetuata ai colleghi che svolgevano il loro sacrosanto diritto di informare è un pericoloso prodromo, contro il quale abbiamo il dovere di opporci pacatamente e denunciare veementenente. Ma la classe dirigente mandi segnali certi su come intende guidare il Paese in questa emergenza, se ne è capace….