di Gianbattista Tagliani *
E’ ancora incandescente il clima prodotto dalla sentenza sul caso Ruby. Silvio Berlusconi è stato giudicato non colpevole perché il fatto non costituisce reato (per uno dei due capi d’accusa) e per non aver commesso il fatto (per il secondo) in riferimento alle contestazioni di prostituzione minorile e concussione aggravata.
Gli esponenti del centrodestra celebrano un successo. Quelli del centrosinistra producono inequivocabili smorfie che tradiscono il disagio per l’impossibilità di rafforzare le proprio tesi, “forti” di sentenze che si rispettano, punto. Come italicamente consueto tutti si dichiarano soddisfatti, tutti affermano un primato sugli “altri” e soprattutto nessuno ha di che dolersi.
Eppure, proprio in questo caso, una riflessione più approfondita sarebbe quanto meno opportuna.
La quasi totalità degli italiani (sono consapevole di rischiare smentite dando un dato così assoluto) sostiene la teoria secondo cui, nel privato, ciascuno è libero di fare quello che preferisce. Nessuno può ergersi a censore di costumi o passioni.
Eppure questo “pensiero dominante”, trasversale più che mai, non è che un’ipocrisia strumentale.
Le dinamiche politiche sono state violentemente stravolte nell’ultimo decennio. Sono scomparse le vecchie sigle dei partiti. Le nuove formazioni si sono sfidate a chi facesse prima a disfarsi della tradizione ideologica e della cultura politica ereditata. Gli attori della politica, non più onorevoli, si sono dovuti evolvere da esponenti di partito o corrente di partito, in manager della politica prima, e in vettori provvisori di istanze poi.
L’espressione, vettori di istanze, va letta come sintesi di più caratteristiche del parlamentare del 2014.
I partiti possono esser finanziati solo da privati. Le buste paga degli eletti vanno tagliate tanto che solo un ispirato benefattore, pieno di tempo libero, potrà ipotizzare la propria candidatura. E tenuto conto di tutte queste premesse, quelli che restano, i “super-eletti”, devono agire a velocità supersonica perché consapevoli che, massimo un par d’anni, fuori dai piedi.
Questa nouvelle vague globale (ogni paese o area, a modo proprio, ma tutti uniformati al modello base) ha prodotto un nuovo tipo di “animale politico”. Dall’individuo autorevole, riflessivo, dotto e saggio si è passati ai “front runner”. Persone immagine. Motivatori. Ispiratori. Icone o brand mediatici.
Le campagne elettorali dell’ultimo quinquennio (Francia, USA, UK, Germania, Spagna, India, Australia oltre alle differentemente anomale unicità di Cina e Italia) hanno celebrato figure carismatiche, personaggi da copertina. Ebbene, sia quelli che quelle campagne elettorali le han vinte che quelli che le han perse, si sono proposti in modo identico. Hanno puntato tutti sulla loro immagine, sull’impatto generato dalla loro fisicità o eccentricità.
Programmi e ideologie non “vendono” più. Una persona può piacere, anche a quelli dall’altra parte della barricata.
Se dunque l’obiettivo va puntato sulle persone e l’attenzione data all’individuo invece che alle sue istanze, il cittadino è più che legittimato a voler sapere tutto quello che fa e come lo fa, il “leader” di turno. Riflettano quelli in prima linea. E’ più facile sedurre un elettore piuttosto che convincerlo o ancor di più ascoltarlo e rappresentarlo. Ma la seduzione non è che un’elegante forma d’inganno che viene frequentemente smascherata
*Giornalista e Blogger