Di Nicola Lofoco
Melala Yousafzai , ragazza pakistana di 15 anni, ha vinto il premio nobel per la pace 2014. Melala era stata ferita gravemente in un attentato nel 2012 dai talebani per aver rivendicato il diritto delle ragazze pakistane di andare a scuola.
Mai nella storia una persona cosi giovane giovane aveva vinto un premio nobel, un suo intervento tenuto presso le Nazioni Unite ha provocato uno scrosciante applauso da parte di tutta l’assemblea.
L’ assegnazione del nobel alla quindicenne pakistana ripropone in modo chiaro ed inequivocabile il tema del rispetto dei diritti umani e civili in tutto il mondo. Ancora oggi vi sono nazioni che non hanno certo un buon rapporto con il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e delle leggi internazionali in materia.
Amnesty International , nel rapporto annuale del 2013 sui diritti umani in tutto il mondo ha testulmente denuciato che : ” I governi si sono impegnati a tutelare i diritti umani solo a parole, in realtà hanno continuato a invocare questioni d’interesse nazionale, preoccupazioni in materia di sicurezza e ordine pubblico, per giustificare le violazioni di quei diritti ”
Insomma, la “Dichirazione Universale dei diritti dell’uomo” presentata all’ assemblea generale delle Nazioni Unite da Eleanor Roosevelt nel 1948 resta ancora oggi per molti solo carta straccia. E lo resta anche per delle nazioni con cui tutto l’occidente mantiene solidi rapporti non solo diplomatici ma, soprattutto, anche economici.
Giusto fare i complimenti a Malala per il suo impegno ed il suo coraggio. Forse sarebbe anche giusto che anche gli stessi rappresentanti di varie nazioni presenti in quell’aula si adoperassero affinchè il tema dei diritti umani e civili non resti il solito leitmotiv da copertina. E forse anche di convenienza.
*L’autore è giornalista e Blogger (www.nicolalofoco.com)