di Daniela Gerundo
……la luce di Puglia, filtrata dall’animo prima ancora che dall’obiettivo, si fa poesia.
E’ una fotografia “en plein air” la novità dell’ultima mostra fotografica di Carmine La Fratta che sarà presentata domenica 29 marzo, presso la libreria UBIK di Taranto, per poi trasferirsi dal 30 aprile al Ny.Lon di Roma.
La natura ripresa all’aria aperta, permette di cogliere tutto il valore dell’incidenza delle radiazioni luminose naturali sul paesaggio e sui soggetti di questo studio, liberandoli dalle briglie di una costruzione standardizzata o troppo meditata. La sostanza degli elementi messi a fuoco si vaporizza dissolvendosi nella luce, per trasformarsi in immagini, esaltate e valorizzate dalle sottili sfumature che i raggi lucenti generano su ogni particolare. Il risultato è una piacevole sensazione di mutevolezza e mobilità; l’attimo fuggente fissato dall’obiettivo di Carmine coglie sensazioni ed emozioni personali che l’osservatore potrà percepire come gradevoli, positive, inquietanti, angoscianti attraverso una soggettiva decodifica attuata dagli strumenti interiori di cui è in possesso.
Le peculiarità del nostro animo ci consentono di interpretare metaforicamente gli elementi all’origine della vita che, in questa mostra, vengono rappresentati in maniera desueta: l’aria, energia vitale che respiriamo, allegoria del movimento; la terra, materia primordiale che accoglie e nutre la vita, metafora di solidità; l’acqua, fonte della vita che giunge al mare per poi addentrarsi nelle profondità della terra, simbolo di coesione. I mondi animali e vegetali derivati dall’interazione degli elementi di base vengono, nelle foto di La Fratta, decontestualizzati dal loro habitat naturale per concorrere, tutti assieme, a connotare una terra generosa e prolifica in cui le diversità convivono in simbolici abbracci, come l’immagine simbolo della mostra che vede una seppia abbarbicata ad un antico tronco di ulivo, quasi a voler trarre linfa vitale in un estremo e possibile sforzo di sopravvivenza.
Cozze e mitili che sembrano essersi staccati dai rami di alberi millenari, uova di ricci fecondate da radici secolari, giochi di sirene e onde, uno sguardo antico che si fa memoria, silenzioso testimone di ricchezze e saperi non adeguatamente custoditi. Una originale modalità di valorizzazione dei beni di cui la Puglia è prodiga , raccontati anche attraverso i versi poetici di Lilli Maggi, scrittrice colta e sensibile, che conosce bene la nostra realtà per aver vissuto parecchi anni a Taranto prima di Trasferirsi a Bari, dove ha coniugato la vena poetica con l’attivita di stilista di alta moda. Temi, toni, versi, specifici tagli di inquadratura conferiscono alle immagini della mostra un particolare tocco innovativo.
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